La condanna l’ha portata alla disperazione, il digiuno estremo alla morte. Una donna di origini nigeriane di 43 anni, detenuta nel carcere delle Vallette di Torino, si è lasciata “morire di fame”. Il decesso è avvenuto nella notte dell’11 agosto verso le ore 3, dopo settimane che la donna rifiutava di nutrirsi. A pesare su questa situazione la condanna, lo stato di denutrizione e un evidente malessere psicofisico: avrebbe terminato di scontare la pena nell’ottobre 2030.
Sappe: “Le sollecitazioni di medici e personale non sono bastate”
A comunicare la notizia è il sindacato autonomo di polizia penitenziaria Sappe, secondo il quale “a nulla sono servite le sollecitazioni ad alimentarsi da parte dei medici e del personale”. L’intervento degli agenti di polizia penitenziaria in servizio non ha purtroppo impedito la morte della 43enne. Secondo quanto riferisce Vicente Santilli, segretario regionale del Sappe, la donna sarebbe morta nel reparto articolazione di salute mentale, in cui era detenuta. Entrata in carcere poco dopo la metà del luglio scorso, si era da subito rifiutata di assumere alimenti, con pesanti ricadute per la salute.
La Garante per i diritti: “Era un’invisibile”
Il malessere della donna andava avanti da un mese, questo il tempo durante il quale ha protratto lo sciopero della fame. La donna non avrebbe accettato il “fine pena” fissato per il 2030 e avrebbe cominciato perciò a rifiutare il cibo dopo essere stata trasferita da un altro carcere a Torino. Si trovava nel reparto Atsm (Articolazione per la tutela della salute mentale), riservato a chi ha problemi di natura psichiatrica. Di tutta questa situazione, però, sembra nessuno sapesse. Monica Gallo, garante per i diritti dei reclusi nel capoluogo piemontese, ha riferito infatti all’Agi che la direzione non ne era conoscenza della situazione, tantomeno lei. Nessuna delle altre detenute ha segnalato la sua situazione. “Era un”invisibile'”, ha commentato Gallo.
La situazione sanitaria nelle carceri resta allarmante e la percezione delle persone, dei loro problemi di salute, spesso sottovalutata. Anche la consistente presenza di detenuti con problemi psichiatrici è causa da tempo di gravi criticità per quanto attiene l’ordine e la sicurezza. Per Donato Capece, segretario generale del Sappe, servono interventi concreti: “Chiediamo di prevedere la riapertura degli Ospedali psichiatrici giudiziari. Ma servono anche più tecnologia e più investimenti”.
Carceri sovraffolate, detenuti abbandonati a se stessi
Il sovraffollamento continua a essere una delle principali problematiche del sistema penitenziario italiano, con un tasso che viaggia attorno al 121%, con 10.000 persone detenute in più rispetto ai posti effettivamente disponibili.
In Piemonte vi sono 13 istituti penitenziari sui 189 nazionali. La capienza regolamentare regionale stabilita per decreto dal ministero della Giustizia sarebbe di 3.999 detenuti, ma l’ultimo censimento ufficiale (al 31 luglio 2023) ha contato 4.036 reclusi, che ha confermato come il Piemonte sia tra le regioni d’Italia con il maggior numero di detenuti. Le donne detenute sono complessivamente 160 mentre gli stranieri ristretti sono circa 1.600. Per l’associazione Antigone, “Il sovraffollamento non toglie solo spazi vitali, ma anche possibilità di lavoro e di svolgere attività che spezzino la monotonia della vita penitenziaria. Quella monotonia che porta all’emergere di situazioni di forte depressione, alla base di un aumento di suicidi e atti di autolesionismo nel periodo estivo”.
Il caldo insopportabile nelle carceri
Il caldo, così come sofferto all’esterno, è una piaga anche per chi vive tra le sbarre. In questo caso, però, non c’è uscita. L’afa pesa anche sulla qualità della vita negli istituti penitenziari. “In estate in galera si sta male in tantissimi istituti”, rileva l’associazione Antigone, “Mancano i ventilatori, le finestre sono schermate, non ci sono frigoriferi in cella e a volte neanche nelle sezioni e in molti casi in cella non c’è neanche la doccia”. Una situazione che incide anche sulle morti in carcere. “Quest’anno i suicidi sono già arrivati a 42 e i soli mesi di giugno, luglio e i primi giorni di agosto ne hanno fatti contare 15”.