Matteo, un cameriere del ristorante Moku in zona Ponte Milvio, a lavoro al suo interno da appena un mese, ha dato il suo racconto, la sua versione, del rapimento di Danilo Valeri ai microfoni di Adnkronos: ”Nessuna colluttazione, nessuna confusione. Poco prima che il locale chiudesse, in una serata tranquilla e affollata, un ragazzo di colore, sarà stato mio coetaneo, 20enne pure lui, è entrato per controllare che chi dovevano portare via fosse effettivamente all’interno. Lo hanno fatto uscire con un pretesto e sono andati via con lui”.
Il racconto di Matteo, cameriere al Moku
Poi ha aggiunto, subito dopo: ”Nessuno si è accorto di nulla, non c’è mai stata tensione all’interno anche perché c’è la sicurezza all’esterno e sarebbero intervenuti loro. Quando poi sono arrivati i poliziotti e hanno chiesto le riprese delle telecamere, abbiamo ricostruito quanto accaduto.” Un racconto che non fa che aumentare le domande sulla vicenda: ”Da quando lavoro qui non ho mai assistito a cose strane – aggiunge – Abito anche io qui, da 11 anni proprio in questo palazzo, mia nonna ci vive da 20 e non abbiamo mai avuto problemi con rumori o altro. È normale che si crei la confusione con la gente all’esterno, ma nulla di preoccupante. Il ristorante, come gli altri locali, chiude alle 2, poi il tempo di mettere in ordine e pulire si fanno le 2.30, perché la serata dopo cena prosegue con la musica, il dj, eventi, si può anche affittare una stanza.”
Le preoccupazioni dei commercianti
Ma Matteo non è l’unico ad esplicitare la sua preoccupazione per quello che è avvenuto, ma anche per la situazione in generale che i commercianti si ritrovano a vivere: ”Preoccupato? È il minimo, con la preoccupazione qui conviviamo. Sono però stufo, stufo di quello che noi commercianti troviamo la mattina al momento di tirar su la saracinesca: bicchieri, fazzoletti sporchi di sangue, vomito”. Così un commerciante di viale di Tor di Quinto, a pochi metri dal ristorante giapponese Moku.