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‘CulturaIdentità’: un miraggio per Pomezia? Edoardo Sylos Labini: ‘Se Zuccalà mi chiama, sono pronto’

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La cultura – nel senso più ampio del termine – al primo posto, tanto da diventare parte della propria identità.

Così possiamo sintetizzare il progetto lanciato dal pometino Edoardo Sylos Labini, chiamato appunto CulturaIdentità.

Attore e regista, oltre che autore di testi teatrali, Edoardo, nato e cresciuto a Pomezia, si batte affinché venga riconosciuto il ruolo della cultura e dell’arte nelle sue varie forme. Da qui l’idea di creare un “comitato di promozione culturale”, un movimento che unisce associazioni culturali, fondazioni artisti, giornalisti, imprenditori e singoli cittadini convinti che il nostro sia il Paese della bellezza e che da questa bisogna ripartire per un avvenire migliore.

“Le classi politiche degli ultimi decenni se ne sono completamente disinteressate – afferma Sylos Labini – dimenticando che questo è un settore strategico che produce 90 miliardi di PIL, senza considerare l’effetto moltiplicatore che ha in altri comparti dell’economia. Produce ricchezza, oltre che bellezza. Eppure in Italia dire di essere un artista equivale a dire di avere un hobby. Ma è tutt’altro”.

Edoardo ricorda quindi la sua esperienza a Pomezia.

“Da casa mia prendevo l’Acotral (all’epoca si chiamava così, ndr) per arrivare a Roma a studiare recitazione, con grande sacrificio. Ma per uno che, dopo anni di studio e duro lavoro di gavetta, emerge, ce ne sono migliaia che non ce la fanno. Il progetto ‘CulturaIdentità’ vuole aiutare l’arte e gli artisti, che per anni sono stati ricattati dal ‘politicamente corretto’ che ha rigirato le cose”.

In che senso?

“La cultura non deve avere un colore politico, invece è stata occupata negli ultimi anni dalla sinistra

Il progetto è portato avanti da personaggi di spessore come Giusy Versace, meravigliosa donna simbolo di coraggio e positività, il Ministro Giulia Bongiorno e la sua associazione Doppia Difesa.

“Abbiamo lanciato un manifesto, sono 10 idee che diventano azioni, a cui anche il mio giornale, OFF, ha dedicato una sezione. Dal 21 al 25 agosto faremo il nostro primo festival nel Salento, al Castello Dentice di Frasso di San vito dei Normanni. Saranno presenti anche Serena Bortone, il nuovo Consigliere Rai Giampaolo Rossi, il cantautore Povia, gli artisti dell’accademia delle Belle Arti di Bari. Un vero festival, pieno di attrazioni”.

A Pomezia non si potrebbe fare qualcosa del genere, rendendo la tua terra un luogo dove attirare le persone con un appuntamento fisso di spessore?

“Io avevo iniziato a fare qualcosa di simile: dal 2008 al 2010 ho organizzato il Festival del Mito di Enea, perché noi abbiamo una ricchezza potenziale immensa. La leggenda parla di Enea che sbarca per fondare l’Antica Lavinium, ovvero la culla dell’occidente. E invece non ci rendiamo conto dell’importanza simbolica di quel sito. Quando proposi questo Festival, che voleva rilanciare Pomezia, l’allora assessore alla cultura Alba Rosa comprese il progetto e lo fece partire.

Portai personaggi importanti, da Gabriele Lavia a Monica Guerritore, Da Enzo Decaro a Daniele Pecci fino a Ricky Tognazzi.  Feci uno spettacolo su Pomezia, recitando sui ruderi del teatro poi mai costruito e di cui avrei dovuto fare il direttore artistico, “I quaderni di Pomezia”, di Pennacchi”.

Perché fu interrotto?

“Nel 2011 mi sono sposato con Luna Berlusconi e questo provocò il ‘mettersi di traverso’ di alcuni consiglieri di sinistra, che impedirono di fare ancora il Festival solo perché ero imparentato con il fondatore di Forza Italia”.

Ma adesso è ancora un discorso di volontà politica o si tratta di un problema di costi?

“È tutto legato alla volontà politica: si può organizzare un Festival o comunque un’ottima manifestazione con 100mila euro così come con 10mila. Certo, il ‘nome’ degli artisti sarà diverso, ma la qualità che assicuro è comunque elevatissima, perché sono abituato a lavorare ance in condizioni estreme, come tutti i veri artisti. Il problema italiano in questo campo è che su 10 famosi ce ne stanno milioni di non famosi ma altrettanto bravi, che però non hanno voce. Ecco, con CulturaIdentità voglio dare voce anche a loro”.

Se Zuccalà la dovesse chiamare per organizzare qualcosa verrebbe?

“Certamente, perché io non guardo il colore politico, io faccio arte e cultura”.

Sta tendendo una mano per un futuro più artistico e culturale a Pomezia?

“Sicuramente sì, perché purtroppo Pomezia di artistico e culturale non ha più nulla. Eppure è una terra piena di persone di talento. Ciò che serve è una strategia che faccia risorgere culturalmente Pomezia”.

Quale sarebbe la sua?

“Meno sagre, che ben vengano comunque, e più artisti di livello, che aiutano e danno visibilità agli artisti locali. Io metterei un nome di richiamo a livello nazionale affiancato da artisti pometini: cantanti, ballerini, attori che hanno solo bisogno di essere messi in evidenza. Per questo invito le associazioni culturali di Pomezia ad iscriversi a CulturaIdentità per fare un lavoro insieme, dove l’evento ‘macro’ deve servire da traino a quello ‘micro’, che poi così continuerebbe a lavorare durante tutto l’anno. Ma bisogna capire che bisogna investire in cultura, che indirizza il modo di comportarsi di un popolo, ricordando inoltre che per ogni euro speso in cultura, ne rientrano 7 grazie all’effetto moltiplicatore: le persone che arrivano attirate dall’evento spendono nei ristoranti, negli alberghi, nei locali”.

 

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