Il Covid continua a spaventare e i casi, almeno per il momento, non accennano a diminuire. Eppure dal 1 di gennaio 2023 ci sono novità in arrivo: i tamponi saranno a pagamento anche se fatti dai medici di base. Una situazione che preoccupa perché la spesa potrebbe costituire un deterrente e le diagnosi rischiano di non essere corrette.
La preoccupazione dei medici di famiglia
La decisione di far pagare i tamponi comporterà una serie di conseguenze soprattutto perché “c’è stata un’impennata di richieste da parte dei mutuati perché siamo in piena ondata influenzale– spiega a Il Messaggero il dottor Michele Lepore, medico di famiglia con mutuati tra il Tufello, Monte Sacro e Vigne Nuove – Come abbiamo sempre spiegato, è determinante fare la giusta diagnosi per curare il paziente”.
Il Covid non è ancora stato archiviato, il virus c’è e insieme a lui c’è anche l’influenza australiana che sta prendendo piede con prepotenza, la diagnosi è uno strumento indispensabile, ma con il pagamento dei tamponi dal 1 di gennaio “temiamo che il costo del test costituirà un deterrente. Non siamo ancora usciti dalla pandemia – prosegue Lepore – e soprattutto ora con questa impennata dell’influenza è necessario proseguire con le procedure che abbiamo seguito fino qui”.
Un aggravio di spesa per i cittadini
La preoccupazione è tanta tra gli addetti ai lavori e i cittadini che devono fare i conti con l’aumento del costo della vita e non tutti potranno affrontare un’ulteriore spesa. Tutto questo mentre i pronto soccorso sono sempre più ingolfati da pazienti colpiti da virus, non si sa bene se Covid o influenza stagionale. Il rischio è che anche gli ospedali potrebbero subire un aggravio di lavoro con conseguenze disastrose per l’utenza.