Sono tutte concentrate in un’area di pochi chilometri, le speranze per i vaccini contro il Coronavirus, ovvero nel tratto della Pontina che unisce Castel Romano a Pomezia.
TRA POMEZIA E CASTEL ROMANO LE MAGGIORI SPERANZE PER SCONFIGGERE IL CORONAVIRUS
È qui che si trovano le due maggiori aziende che stanno lavorando alla sperimentazione del vaccino che potrebbe finalmente liberarci dall’incubo in cui siamo precipitati da ormai due mesi.
Dopo l’annuncio fatto dalla Jenner Institute dell’università di Oxford e dalla Irbm di Pomezia, che ieri hanno iniziato la sperimentazione del vaccino “ChAdOx1 nCoV-19” su 550 volontari sani, è arrivata, sempre ieri, la notizia che in estate partirà la sperimentazione clinica di un vaccino anti Covid-19 svolta dal consorzio europeo costituito fra le aziende ReiThera di Pomezia-Castel Romano, della tedesca Leukocare di Monaco e della belga Univercells di Bruxelles.
“Attualmente ReiThera sta svolgendo le attività preparatorie per iniziare la sperimentazione clinica di fase1/2 in Italia durante l’estate 2020”, fa sapere l’azienda attraverso una nota stampa. “La produzione su larga scala verrà avviata subito dopo”.
In particolare ReiThera, che è proprietaria del vaccino anti Covid-19, ha la necessità di sviluppare rapidamente una formulazione che lo possa stabilizzare per almeno un anno alla temperatura di un normale frigorifero. Leukocare è una società tedesca che fa parte del consorzio e ha l’esperienza utile per lo sviluppo della nuova formulazione in tempi brevissimi. Univercells è una società belga leader nello sviluppo di tecnologie innovative dedicate alla produzione di vettori virali. La tecnologia Univercells permetterà di aumentare i livelli di produzione del vaccino da migliaia a milioni di dosi. L’aspettativa attuale è quella di 6 milioni di dosi disponibili entro il 2021.
L’obiettivo del consorzio europeo è quello di accelerare la ricerca sul vaccino per arrivare in estate ai primi test clinici per “lo sviluppo e la produzione su larga scala di un nuovo vaccino contro Covid-19, basato su di un vettore virale”. Si tratta di una “alleanza strategica” di tre aziende che “hanno deciso di unire gli sforzi nella lotta contro questa devastante pandemia mettendo in comune le rispettive competenze al fine di accelerare lo sviluppo rapido di un vaccino basato su di una singola dose”.
Le fasi dello sviluppo del vaccino prevedono la produzione di un lotto per la fase I/II di circa 10.000 dosi, che verrà rilasciato entro metà giugno. L’esecuzione di uno studio di fase I sarà dedicato alla sicurezza e alla valutazione della risposta immunitaria stimolata dal vaccino. Il vaccino verrà valutato in modelli animali suscettibili al virus SARS-Cov2 necessari per avere dati di protezione e sicurezza in parallelo con lo studio clinico.
La fase successiva prevede la sperimentazione clinica in soggetti a rischio per COVID-19.
LA SPERIMENTAZIONE DELLA FASE I
La sperimentazione della fase I si farà certamente in Italia, quindi a Castel Romano, alle porte di Pomezia. Il disegno clinico è in fase di definizione. Si tratta di un’opportunità unica di sperimentare in Italia un importante vaccino innovativo concepito e prodotto nel nostro Paese.
Contemporaneamente allo sviluppo clinico, verrà sviluppata una formulazione che permetta di stabilizzare il vaccino per lunghi periodi e ne faciliti pertanto la distribuzione; il consorzio intende inoltre mettere a punto una tecnologia di produzione innovativa per consentire alla produzione di passare in tempi rapidi da decine di migliaia a milioni di dosi.
Il candidato vaccino ha come bersaglio la proteina Spike che il coronavirus SarsCov2 utilizza per aggredire le cellule umane e utilizza un virus animale, un adenovirus degli scimpanzé che viene reso inoffensivo e trasformato in una navetta che trasporta al suo interno la sequenza genetica che corrisponde alla proteina Spike, ossia l’arma che il nuovo coronavirus utilizza per invadere le cellule umane. Si tratta di un vaccino preventivo che, iniettato per via intramuscolare, stimolerebbe la produzione di anticorpi e l’attività delle cellule immunitarie. “Vaccini simili, basati su vettori adenovirali umani o di primati, sono stati sperimentati in studi clinici di fase 1 e 2 – si legge nella nota – e hanno dimostrato di essere sicuri e immunogenici in migliaia di volontari sani”.