Erano 500 posti per un concorso di magistratura dello scorso 10 dicembre 2021. Un concorso che avrebbero, a quanto pare, cercato di truccare per deciderne ed indirizzarne il risultato finale. Ora, dopo che sono finiti sul banco degli imputati, l’accusa è quella di abuso di ufficio. Hanno ottenuto, poi, la messa alla prova con l’affidamento ai servizi sociali. La prossima udienza sarà cruciale, perché è quella in cui il giudice dovrà approvare – o modificare – il programma presentato dai due imputati.
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La vicenda e l’amicizia tra il prof e il candidato
Il primo è F.A., professore di Diritto amministrativo ed ex direttore del dipartimento di Giurisprudenza dell’Università di Messina, oltre che componente della Commissione esaminatrice del concorso. Il secondo, invece, è il candidato R.C., dottorando nel medesimo ateneo; questi, secondo gli inquirenti, era molto legato al professore da un rapporto sia professionale che di amicizia. Insomma, un tentativo di dirottare il concorso a proprio favore, smascherati e denunciati da un altro componente della Commissione, al quale era stato inviato via mail l’elaborato dell’aspirante magistrato il quale, come riporta l’accusa, ”sperava” di poter essere preso in considerazione con criteri più favorevoli. Il prof, come riporta anche il Messaggero, inoltre, avrebbe fatto di tutto per non dichiarare il suo legame con Castellano, sia nei documenti compilati sia sminuendo la loro conoscenza davanti al Csm, quando era stato convocato a seguito dell’avvenuta segnalazione.
Segni per riconoscere gli elaborati
Diverse le violazioni imputate al professore: come, ad esempio, quella della norma ”applicabile alle commissioni esaminatrici di concorsi pubblici, che impone l’obbligo di astensione nei casi di rapporti personali tra commissario e concorrente”, oppure quella che dovrebbe imporre ”l’adozione di criteri per la valutazione omogenea degli elaborati”, e ancora l’altra che impone ”di annullare l’esame di concorrenti che si siano fatti riconoscere”. Oltre a dichiarare il falso davanti al i al Csm il 22 settembre 2022 ”affermando che tra lui e Castellano esistevano i normali rapporti sussistenti tra un professore e dottorando di ricerca”. Ma in realtà c’era un legame più forte, e il prof aveva anche ricevuto i criteri di identificazione degli elaborati del suo pupillo, che custodiva nel suo computer e anche in versione cartacea. Criteri di riconoscimento dei suoi elaborati per poterli riconoscere, individuare e quindi ” adottare – secondo l’accusa – criteri di valutazione diversi e più favorevoli”.
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