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Chi rifiuta di sottoporsi all’alcol test non avrà il ritiro della patente: la sentenza del Tribunale Civile

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Fa discutere una recente sentenza del Tribunale Civile di Roma. Chi si rifiuta di sottoporsi all’alcol test non avrà, infatti, la patente ritirata. Il giudice che ha emesso la sentenza ha applicato alla lettera le disposizioni dell‘articolo 186 del Codice della Strada, che regola la guida sotto l’influenza dell’alcol.

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Alcol test, come varia il ritiro della patente

L’articolo 186 del Codice della Strada dispone il divieto di guidare in stato di ebbrezza in conseguenza dell’uso di bevande alcoliche, specificando le varie sanzioni in caso di inosservanza della norma. La sospensione della patente varia in base a parametri specifici. Ad esempio se viene accertato un tasso alcolemico tra 0,8 e 1,5 grammi per litro (g/l), la sospensione va da 6 mesi a 1 anno; con un tasso alcolemico superiore a 1,5 g/l la sospensione è invece da 1 a 2 anni. In presenza di aggravanti la durata della sospensione può essere raddoppiata, e nei casi più estremi è prevista addirittura la revoca della patente.

L’automibilista presenta ricorso

Nel ricorso presentato al Giudice di Pace, a fronte del rifiuto dell’automobilista di sottoporsi all’alcoltest, i Carabinieri hanno reagito sospendendogli in via cautelare la patente. Tuttavia il provvedimento di sospensione può essere adottato solo con sanzione amministrativa. E tale sanzione può essere emessa soltanto dopo una condanna o dopo un accertamento tramite visita medica.

Nel ricorso, il legale dell’automobilista ha prodotto una pronuncia della Corte di Cassazione datata 2010, secondo cui “l’ordinanza di sospensione cautelare della patente di guida da parte del Prefetto non può considerarsi come atto dovuto da emanare a seguito dell’accertamento della contravvenzione di cui all’art. 186 del Codice della Strada”.

Il Giudice di Pace accoglie il ricorso

Il Giudice di Pace ha accolto il ricorso ordinando la restituzione della patente precedentemente sospesa. La sentenza fa comunque discutere anche perché non c’è uniformità di giudizio da parte dei tribunali. Colpa probabilmente di una norma che genera confusione e che andrebbe rivista per non lasciare spazio a libere interpretazioni.

 

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