Dal 1 gennaio Parmalat non porterà più il latte alla Centrale di Roma, verrà portata altrove. È stata l’azienda, controllata dai francesi di Lactalis a dare l’annuncio che il 48 per cento della produzione che esce dalla Centrale del latte di Roma non ci sarà più. Ma questa decisione è solo la punta dell’iceberg di una vicenda che risale a ben 27 anni, a quando il proprietario della Parmalat Sergio Cragnotti comprò la Centrale del latte e impose una clausola che prevedeva l’impossibilità di vendere nei 5 anni successivi. Un limite quest’ultimo che lo stesso imprenditore non ha rispettato visto che ben prima della scadenza, a causa di problemi finanziari, ha venduto ai francesi di Lactalis.
L’iter processuale
La violazione della clausola ha indetto il sindaco di allora Alemanno a impugnare la vendita. Ne è seguita una lunga battaglia legale con un pronunciamento in appello che ha dato ragione al Comune che ha ottenuto la titolarità di tutte le quote vendute. La vicenda giudiziale sembrava conclusa, almeno fino a quando, Lactalis non ha presentato ricorso davanti alla Corte di Cassazione.
A ripercorrere la vicenda e sentire l’attuale primo cittadino romano, Roberto Gualtieri è stata Repubblica. Il sindaco di Roma ha evidenziato come una eventuale nuova gara per dare il gestione la Centrale del latte possa essere impugnata oppure andare deserta. Tutto fermo, quindi, fino al pronunciamento della Corte Suprema anche se i lavoratori, informati della novità, iniziano ad avere paura delle conseguenze dettate da questa notizia, si tratta di 162 dipendenti della Centrale e le oltre 1.200 persone oggi impegnate nell’indotto.
È stato all’incontro con i sindacati che avevano chiesto chiarimenti in merito a presunte indiscrezioni circa la diminuzione della produzione che sono stati informati della sospensione della produzione dal prossimo anno. Adesso bisognerà vedere quali saranno gli sviluppi…
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