Gli agenti avrebbero irrotto nella casa del trentaseienne sordomuto, poi caduto dalla finestra di casa.
Fu un intervento non autorizzato, ai limiti della spedizione punitiva, quello che il 25 luglio 2022 anticipò le violenze su Hasib Omerovic, un trentaseienne sordomuto di origini rom che subì l’abuso di potere di quattro agenti della polizia di Stato, irrotti in casa sua sospettando avesse molestato delle ragazzine.
Omerovic quel giorno precipitò dalla finestra di casa sua a Primavalle, nella periferia Nord di Roma, ma gli inquirenti stanno ancora esaminando le dinamiche che lo condussero a lanciarsi nel vuoto. Omerovic in realtà accusò gli agenti, ma è al vaglio anche la pista per cui il 36enne, lanciandosi, stesse cercando di sottrarsi dalle angherie degli agenti: per tre poliziotti, che parteciparono all’interrogatorio, il pm Stefano Luciani ha chiesto il processo, mentre la posizione del quarto è stata stralciata.
Calci, schiaffi e minacce: tre poliziotti a processo
Dagli atti, emergono abusi con tanto di porte sfondate, coltelli sguainati, schiaffi, minacce e persino cavi elettrici. Uno dei poliziotti che quel giorno irruppe in casa di Omerovic, tale Andrea Pellegrini, avrebbe utilizzato i cavi per stringere i polsi del trentaseienne sordomuto e interrogarlo.
Si configura come tortura quella a cui gli agenti sottoposero Omerovic nella casa popolare di via Gerolamo Aleandro, nella periferia di Primavalle. Ad assistere ci fu anche la sorella della vittima, anche lei una ragazza disabile, tale per cui le fu riconosciuta l’invalidità civile totale, come scritto nel decreto di chiusura delle indagini.
Due agenti coprirono Pellegrini
Il cerchio si stringe ora intorno a Pellegrini e al suo ruolo nella vicenda: avrebbe colpito “la vittima con due schiaffi nella zona compresa tra il collo ed il viso” si legge dagli atti in mano al pm, avrebbe inoltre impugnato un coltello da cucina per brandirlo verso Omerovic. E poi calci, minacce, schiaffi e urla che hanno terrorizzato il trentaseienne, fino a condurlo alla disperazione.
Il pm ha così chiesto il rinvio a giudizio anche a carico di due colleghi di Pellegrini, Alessandro Sicuranza e Maria Rosa Natale. Questi ultimi sono accusati di non essere intervenuti, cercando al contrario di coprire la condotta di Pellegrini. L’impianto accusatorio ora dovrà essere contestato a processo.