Da 40 anni si cerca di fare luce sul caso ‘Emanuela Orlandi’. Dal giorno della scomparsa nel 1983, si indaga per sapere cosa sia successo, dove sia finita la ragazzina figlia di un alto dipendente del Vaticano. Ricerche finalizzate a dare risposte alla famiglia della 15enne, della quale, mentre tornava a casa dalla lezione di musica, si sono perse le tracce.
La collaborazione tra promotore di Giustizia e Procura di Roma
Adesso, però, qualcosa sembra essere cambiato e le speranze vengono alimentate dalla collaborazione tra il promotore di Giustizia del Vaticano, Alessandro Diddi, e la Procura della Repubblica di Roma. Potrebbe davvero essere arrivato il momento della svolta sul caso. E proprio Diddi è stato intervistato da Tg Mattina Estate per chiarire alcuni punti di un giallo che appassiona e tiene con il fiato sospeso l’Italia intera ormai da troppi anni.
Il Vaticano ha consegnato agli inquirenti documenti utili alle indagini
Il promotore di Giustizia ha reso noto che sono stati trovati altri documenti che potrebbero contribuire a dare risposte. Ora anche negli uffici del Vaticano si lavora per raccogliere tutti gli elementi riconducibili alla 15enne scomparsa. Dagli incartamenti emersi sarebbero scaturiti, sempre secondo Diddi, altri filoni di indagine che ora sono al vaglio degli inquirenti, perché quelle carte sono state consegnate nelle mani della Procura di Roma, affinché possa esaminarle a sua volta, al fine di portare avanti i vari filoni investigativi. E in questo percorso di ricerca della verità, proseguirà anche l’impegno del promotore di Giustizia che ha chiaramente annunciato l’intenzione di svolgere tutto quanto nelle sue possibilità per dare risposte ai familiari di Emanuela, essendo ben consapevole di cosa vuol dire perdere un congiunto. Un lavoro imponente, dopo così tanto tempo e tanto lavoro che ha portato a sospetti, speranze, aspettative, che finora, però, si sono rivelate sempre prive di fondamento.