Baby gang scatenate a Fiumicino: dopo il pestaggio nei confronti di un 19enne, avvenuto giovedì scorso in un giardino pubblico – ecco altri inquietanti episodi, raccontati dalla mamma di una delle vittime, un ragazzo di 17 anni. L’episodio culminante, quello che ha portato – insieme all’altra vittima – la famiglia dell’adolescente al Commissariato di Fiumicino per denunciare la violenza subita, è avvenuto sabato 19 settembre.
“Tutto è iniziato circa un mese fa, quando sono arrivate due nuove comitive, due gang di giovani di età compresa tra i 15 e i 18 anni che hanno iniziato a contendersi il territorio”.
Sono tutti ragazzi di Fiumicino?
“Prevalentemente sì, anche se c’è qualcuno che viene da Ostia, dalla zona di Piazza Gasparri. Ci sono sia maschi che femmine. La settimana scorsa mio figlio, senza sapere chi fossero esattamente, li ha conosciuti, mentre erano sul lungomare, seduti sul muretto. Ad un tratto uno di loro ha gridato il nome di mio figlio e poi la parola ‘Cappottone’. Detto questo, tutti si sono scagliati su di lui, l’hanno messo sotto, gli sono saliti sopra e l’hanno tempestato di calci e pugni. E’ tornato a casa pieno di lividi, ma quella volta non aveva detto niente, perché pensava l’avessero fatto per gioco. A quanto pare si tratta di una sorta di iniziazione al gruppo, che i componenti fanno quando si inizia a frequentare la comitiva. Ma, quando mi sono accorta dei segni che aveva nel corpo, mi sono arrabbiata: gioco o non gioco, gli avevano fatto male sul serio. Solo in un secondo momento ha capito che quello era una sorta di ‘battesimo’ per entrare in una gang, oltre che un pestaggio vero e proprio. Dopo quell’episodio, mio figlio è rimasto a casa per due giorni, perché era gonfio e, appunto, pieno di lividi e si vergognava a uscire”.
Schiaffi ‘educativi’
Poi cosa è successo?
“Quando è uscito di nuovo da casa, è rimasto isolato dal gruppo. In più, c’erano state delle questioni di gelosie tra adolescenti e una ragazza – figlia di un noto spacciatore ormai morto – aveva iniziato a minacciare pesantemente, anche di morte, mio figlio, la sua amica e un altro ragazzo. Sabato 19 settembre mio figlio si trovava nei pressi del Comune, in attesa della navetta per andare a Parco Leonardo. Era in compagnia proprio dei suoi due amici quando è stato avvicinato dal branco e un ragazzo si è avvinato e lo ha picchiato urlando: ‘Ti dò questo che è uno schiaffo educativo’.
Ci sono stati altri episodi, dopo sabato?
“Sì, è stato tentato un avvicinamento, c’era un appuntamento al quale invece di andare mio figlio sono andati mio marito e un mio amico poliziotto, che in via informale ha provato a fare delle domande a cui ovviamente nessuno ha voluto rispondere”.
Le denunce al Commissariato di Fiumicino
Il giorno prima la spedizione punitiva aveva colpito anche l’amica del 17enne, sua coetanea: in questo caso, oltre agli schiaffi, si erano aggiunti calci e pugni. La giovane, assalita a Villa Guglielmi, non aveva trovato il coraggio di parlarne, ma vedendo questa ennesima aggressione decide che è il momento di fare qualcosa. Entrambi i ragazzi, tornati a casa, raccontano tutto ai genitori, che di concerto si recano al Commissariato a denunciare l’accaduto. I 17enni raccontano anche i retroscena, le minacce, le botte pregresse. Anche il terzo adolescente racconta dell’aggressione e del pestaggio subito dalla baby gang. Giovani che vanno in giro con l’aria strafottente, a picchiare chiunque capita a tiro.
“In commissariato abbiamo scoperto che molte altre famiglie avevano presentato denunce contro le stesse persone, per gli stessi motivi. Tutti episodi avvenuti nell’ultima settimana. A minacciare e picchiare sono sempre gli stessi bulli, tra loro spicca una ragazza, che oltretutto continua a dire che se non si fa come dice lei manda gli amici del padre a farla pagare al malcapitato di turno”.
Adesso le famiglie di questi ragazzi stanno cercando di contattare gli altri genitori, per “smuovere le acque” e provare a fermare questo fenomeno sempre più dilagante. “L’altro giorno c’era una coppia che camminava ed è stata picchiata senza motivo – prosegue la donna – ma è un susseguirsi di episodi. Sto ricevendo segnalazioni da tantissimi genitori, nel mio piccolo sto provando a contattare gli amministratori comunali, perché non possiamo vivere così. Bisognerebbe che tutti pensassero che potrebbe capitare a ognuno di noi, perché effettivamente è così. Stando tutti in allarme e chiedendo tutti a gran voce un intervento da parte di chi di dovere, forse potremmo arginare questa piaga prima che sia troppo tardi”. Prima che accada un’altra tragedia come quella di Willy.