A scuola ero “la siciliana”, “la palermitana”, quella che veniva presa in giro perché più sensibile e poco estroversa. Abituata ad essere ignorata e alle volte sfottuta, dopo la morte di Falcone e Borsellino, la situazione venne a degenerare ed io – per anni – diventai la mafiosa, la figlia dei mafiosi, la parente di quelli che avevano scannato i due giudici e le rispettive scorte. Proveniente da una famiglia che aveva vissuto quei fatti con grande dolore, dinnanzi a quelle insinuazioni rivoltemi con cattiveria, rimanevo inerme, praticamente sconvolta, perché capivo e non me ne capacitavo. Ero una bambina. Isolata, non solo dai miei coetanei, ma peggio, spesso anche dai genitori di quest’ultimi che davanti a quelle parole rimanevano impassibili o sorridenti, quasi soddisfatti “dall’ironia” delle loro creature – ora, ripensandoci, capisco molte cose. Attesa fuori da scuola, sfottuta, spesso presa a male parole durante il percorso di strada che mi portava verso casa, una volta, addirittura, mi venne detto che non ero stata invitata a quella festa di compleanno perché figlia del padrino. In quell’occasione, arrivata a casa, raccontai praticamente subito cosa mi era stato detto. I miei genitori rimasero di stucco. Mi spiegarono – come sono sempre stati soliti fare e a prescindere dall’argomento trattato – ed io capii, come può capire una creatura di quell’età.
Bullismo: la siciliana che veniva chiamata mafiosa
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Dalla mia, ebbi la fortuna – che ai tempi mi pareva una disgrazia – di avere una madre estremamente sfacciata ed impulsiva, severa ma anche molto attenta, a tutto, anche a quei segnali impercettibili che manifestano un malessere che si vuole nascondere, ma che inconsciamente si rende palese. Mia madre, moglie e donna con due palle che Saturno e Venere a confronto parevano biglie, una mamma che dopo aver compreso il perché del mio rifiutare il cibo, di quel mal di pancia senza cause apparenti e di quei voti che si abbassavano, un giorno si presentò a scuola. Senza preavviso impose la sua presenza in presidenza, si consultò con i miei professori e fece sì – dopo aver appurato quello che era accaduto – che i responsabili dei miei disagi e di quelle parole, per voi magari leggere, ma per me, ai tempi, dolorose, venissero richiamati. Ricordo bene quel giorno; io volevo sparire dalla faccia della terra, convinta che le cose non potessero che peggiorare. La situazione invece cambiò, migliorando. Venivo ignorata, ma almeno, mio padre, non veniva più tacciato d’essere un assassino.
Quello che accadde alla sottoscritta è nulla rispetto ai casi di bullismo che avvengono giornalmente, come quello che qualche giorno fa, ha visto come protagonista la bimba di 12 anni si è lanciata da una finestra a causa della prevaricazione imposta dai suoi compagni. Lei, sicuramente anima sensibile e fragile, è una delle tante vittime di questo “fenomeno” che attira l’attenzione dei media oggi, ma che in verità esiste da decenni, che negli ultimi anni è nettamente peggiorato a causa delle nuove tecnologie, ma che ha sempre origine non solo per causa della cattiveria, alle volte inconsapevole, dei bambini/ragazzini che non sanno pesare le parole, ma anche per causa dei genitori di alcuni di loro – come quelli di alcuni dei miei compagni – che li hanno messi al mondo senza preventivare che l’educazione non è un dono innato, bensì che va inculcata insieme all’insegnamento fondamentale che dovrebbe essere alla base della vita di ogni essere umano; il rispetto nei confronti di ogni essere vivente.
Essere genitori è uno dei compiti più difficili che esistano, in questo mondo e in tutti gli altri che ancora non conosciamo. Essere figli, spesso, lo è altrettanto. Non sono madre e non so nemmeno se mai avrò questo privilegio, ma sono figlia e sono stata anche molto debole e fragile, per questo mi rivolgo a quelli che oggi sono quello che io sono stata in passato: non abbiate timore di esporre il disagio, la vostra paura. Se qualcuno si azzarda a farvi del male, offendervi, minacciarvi, mettervi i piedi in testa, parlatene! Non tollerate, mai! E che non vi salti per la testa nemmeno per un solo attimo di essere in difetto, perché non è così. Fate in modo di difendervi e di farvi difendere, non permettete a nessuno di rovinarvi l’esistenza, di togliervi la gioia di essere.
La vita è un bene prezioso e il male non va subito, ma sconfitto, insieme ai vigliacchi che provano la loro forza con chi è più sensibile o debole; loro devono essere combattuti, puniti, rieducati, e mai temuti!
Alessandra Crinzi
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