Quel giorno del 13 marzo 2020, dopo aver preso atto della latitanza di Massimo Bochicchio, l’architetto Achille Salvagni, che aveva investito 1milione e 900mila euro, si era deciso a inviare una lunga mail per chiedere conto dei propri capitali spariti. Tuttavia, da quel giorno, il broker non risponde più al cellulare. Anche la moglie, Arianna Iacomelli, fa perdere definitivamente le sue tracce.
Bochicchio e le truffe all’aristocrazia romana
Tutti da quel giorno, professionisti, imprenditori e star del calcio, condividono la stessa delusione per la glaciale indifferenza mostrata di fronte alla perdita dei vari capitali. Nei primi mesi del 2020, Bochicchio si era dunque già eclissato per i molti, fiduciosi investitori.
I sospetti ad inizio 2020
Di fatto, risale al febbraio 2020 la richiesta a firma Daniele Conte (fratello di Antonio) di rimborso dei capitali sottoscritti alla Kidman. Ma nulla verrà restituito, nonostante un «mandato di pagamento atto a dimostrare l’avvenuto trasferimento della somma di euro 18.668.000» denuncia un basito Conte che, alla fine dei giochi, lamenterà una perdita di 24milioni del fratello allenatore, come riferisce anche Il Corriere della Sera.
Milioni spariti nel nulla
Il 2 marzo dello stesso anno tocca all’ex calciatore Patrice Evra, bussare alla porta di Bochicchio per chiedere indietro il denaro investito. Anche in questo caso, totalmente invano. Evra, poi, sarà il primo a chiedere di indagare il broker per truffa, invitando i pm romani Alessandro Di Taranto e Gianbattista Bertolini ad ascoltare quanto ha da dire un semplice funzionario dell’inglese Hsbc (Raz Hussein) sul rapporto con la Kidman.
Medici, architetti, calciatori
Ma non solo non ci sono risposte, addirittura le utenze ”storiche” in uso a Bochicchio risultano dal giugno 2020 staccate. Barbara Prampolini, scrittrice e finanziatrice della Kidman per oltre 3 milioni, è un’altra rimasta amaramente delusa dalla faccenda.
Fra le trentotto parti civili al processo, inoltre, c’è anche il procuratore sportivo Luca Bascherini, lungamente e meticolosamente corteggiato dal broker e poi convinto a investire grazie a un algoritmo ”magico” che teoricamente ”garantiva protezione dalle fluttuazioni del mercato”. Questa la promessa: poteva rendere fino al 20% sugli investimenti.
Algoritmi e promesse
Cocktail, algoritmi di mercato, parole e allestimenti pregevoli delle società: tutto questo apre a Bochicchio le porte dell’aristocrazia professionale romana. Cadono nel tranello dei guadagni facili l’architetto Alvaro Tagliabue (con le figlie) e l’odontoiatra Marco Petrilli che scommette 700 euro sugli algoritmi della Kidman, l’uno e l’altro parti civili al processo. Ma ci cade anche Stephan El Shaarawy l’attaccante della Roma che, tranquillizzato dalle parole di Bochicchio, bonifica alla Kidman 6 milioni di euro del fratello Manuel.
La difesa di Bochicchio
La difesa del broker, assistito durante il processo dall’avvocato Gianluca Tognozzi, è abbastanza semplice e diretta: la sua società Kidman era poco più di un club ristretto per pochi investitori. La Kidman non eraautorizzata a operare per l’Italia, dichiarava Bochicchio, e dunque i suoi clienti erano esportatori di capitali oltre confine. Ma i pubblici ministeri non gli hanno creduto.