Nel corso degli anni il cimitero Flaminio di Prima Porta è stato molto criticato: dopo lo scandalo delle finte cremazioni, e della sepoltura dei feti senza autorizzazioni, si è giunti alle difficoltà causate dal Covid-19 che ha spinto AMA a prendere diversi container refrigerati per ospitare i feretri delle vittime del virus in attesa di un posto nel cimitero. Nella giornata di ieri, 11 Febbraio, il Cimitero Flaminio è stato teatro dell’intervento dei Carabinieri dei Nas, a causa del degrado che sta dilagando nel cimitero stesso. La sala che contiene le urne è stata sottoposta a sequestro. E’ già da mesi che si denuncia lo stato di abbandono dei cimiteri capitolini.
I controlli
I Carabinieri hanno proceduto ad una serie di controlli sull’igiene e la sicurezza nell’ambito dei luoghi di lavoro presso il cimitero. L’attività ha consentito di controllare 76 persone e 36 veicoli e di elevare 4 sanzioni per la violazione delle norme antiCovid-19. I controlli hanno anche portato a una denuncia in stato di libertà nei confronti di un uomo e il contestuale sequestro di un’area adibita a deposito irregolare di materiali inerti. I Carabinieri hanno anche sospesa l’attività di un imprenditore, sanzionato per 8.400 euro, per aver impiegato due operai senza regolare contratto di lavoro presso un cantiere adibito alla costruzione di una cappella. Sono in corso ulteriori accertamenti da parte dei militari dell’Arma.
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L’abbandono di un settore sensibile
A voler sottolineare l’assurdità dello stato di degrado è stato Natale Di Cola, segretario della Cgil di Roma e del Lazio, attraverso un post sulla sua pagine Facebook ufficiale.
“Continuano a chiederci cosa stia succedendo al Cimitero Flaminio. Dovrebbero chiederlo ad Ama, sempre ammesso che Ama risponda. Sappiamo che ieri i Nas hanno fatto una ispezione degli ambienti di lavoro e che una sala, a quanto abbiamo saputo quella che contiene le urne, è stata posta sotto sequestro per le ragioni che apprendiamo dai sigilli. Da mesi denunciamo lo stato in cui versano i Cimiteri Capitolini – non solo a causa dell’emergenza cremazioni che ha portato, nel picco massimo, fino a 2000 salme in attesa – e la ricaduta pesante sulle condizioni di lavoro, visti gli organici ridotti all’osso e i carichi di lavoro conseguentemente più pesanti, e sui servizi, con i cittadini costretti a subire attese e disservizi. Proprio ieri le rappresentanze aziendali erano in Prefettura per il tentativo di conciliazione, perché il personale è comprensibilmente entrato in stato di agitazione e si è mobilitato contro questa situazione insostenibile. Lo stato di abbandono di un settore così sensibile continua a preoccuparci. Non vediamo risposte all’altezza della situazione.”