Roma. Proprio ieri ne avevamo parlato, anticipando in parte le enormi difficoltà e l’affanno in cui si trova al momento il sistema di treni metropolitani della Capitale gestiti da Atac. Oggi, poi, esce la nota interna dell’azienda che ”inchioda” letteralmente Atac rispetto alle proprie responsabilità, pubblicata sul sito di Atac.
Dati relativi al tasso di assenza – anno 2021 (I trim)
La nota interna dell’azienda Atac
La nota è piuttosto eloquente, e dichiara apertamente che le stazioni della metro A, B e B1 sono chiuse per la «carenza strutturale di risorse necessarie per la copertura delle stazioni, unitamente al significativo tasso di assenteismo» causato dalle «prescrizioni mediche e significativo ricorso agli istituti di legge».
Detto in modo ancora più chiaro, si tratta cioè di malattie e permessi del personale impiegato relativi alla legge 104. Di conseguenza, è chiaro che ad oggi non c’è solamente la questione spinosa dei mancati investimenti nelle manutenzioni dei treni e delle infrastrutture in generale (eredità dall’era grillina) ma anche il nodo delle assenze difficile da sbrogliare. Mancanza di treni e personale insomma. Non solo il personale, come già evidenziato nei mesi scorsi è scarso, ma anche assente.
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Assenza di treni…e personale
Uno sguardo alle statistiche rende la faccenda ancora più evidente: solamente nel primo trimestre di quest’anno 2022, in media, non si è presentato a lavoro il 17,53% dei dipendenti impiegati nelle stazioni. Il dato, poi, è in netto peggioramento: nello stesso periodo del 2020 si assentava il 16,67%, nel 2021 il 13,21%. Dunque si sta verificando un aumento progressivo del fenomeno, aumentato drasticamente nel giro di soli due anni.
Qualche calcolo
Poi, gli addetti al supporto dell’esercizio non sono da meno: da gennaio a marzo, ben il 29,96% non ha strisciato il badge sul posto di lavoro. Tornando invece al totale, si stima che ogni giorno restino a casa 1.907 su 10.881 tra autisti, macchinisti, meccanici, operatori di stazione, impiegati e funzionari. Come se già l’assenza dei treni stessi, non rappresentasse un disagio oltremodo deleterio per i passeggeri che ogni giorno si lanciano nel sistema del trasporto pubblico senza sapere quale sarà la ”sorpresa” da scoprire.