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Aspirina o Aulin per curare il Covid a casa ai primi sintomi: i risultati di un nuovo studio

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Coronavirus Lazio

Da oltre un anno il Coronavirus ha stravolto le vite di milioni e milioni di cittadini. Interi Paesi alle prese con lockdown, aperture e chiusure a intermittenza, Governi pronti a mettere a punto nuove misure restrittive. Tutto per arginare la diffusione del virus e cercare di frenare la sua corsa. Solo in Italia ieri, nel giorno di Pasqua, si sono registrati 18.025 nuovi positivi e 326 morti, con un tasso di positività che si è attestato al 7,2%. Ancora tanti i pazienti ricoverati in ospedale, ancora molte le terapie intensive occupate. Ma cosa possono fare i positivi che sono a casa? Come si devono curare? Secondo uno studio condotto dall’Istituto Mario Negri, da Fredy Suter – primario da 11 anni delle Malattie Infettive dell’ospedale di Bergamo – con la collaborazione del professor Giuseppe Remuzzi, basterebbe assumere Aulin o aspirina dal momento in cui emergono i primi sintomi, ma sempre sotto il monitoraggio del medico di base. 

Aspirina o Aulin per curare il Covid a casa ai primi sintomi: i risultati di un nuovo studio

Fredy Suter intervistato dal Corriere della Sera ha spiegato che sono stati presi in considerazione 90 pazienti, tutti curati a casa con gli antinfiammatori ai primi sintomi e senza ancora aver fatto il tampone. Di loro “solo due sono stati ricoverati, è il 2,2%“. Questi dati poi, come spiega il medico, sono stati confrontati con 90 pazienti dello studio genetico Origin del Mario Negri in Valle Seriana, malati che non avevano assunto gli antinfiammatori. In questo caso, 13 pazienti erano stati ricoverati in ospedale, il 14,4%. 

Ma è bene ricordare che tutto va fatto sotto l’occhio attento del proprio medico. “Non bisogna ricorrere al fai da te – spiega al Corriere della Sera Suter – si tratta comunque di composti che hanno una certa tossicità, per esempio per lo stomaco e il fegato. Solo il medico sa che cosa usare e con quali pazienti. Questa cura non è che funzioni su tutto in assoluto. Sta al medico controllare il proprio paziente”. 

Questo studio che è stato pubblicato infonde ottimismo e speranza. D’altra parte si tratta di due antinfiammatori facili da reperire e che – stando alla ricerca – eviterebbero il ricovero, scongiurerebbero una degenerazione nei pazienti positivi. “Credo – continua Suter – che per i medici di medicina generale sia una grande occasione. Tutti sono in grado di curare con l’Aulin o simili, certo, serve che siano attivi e visitino assiduamente i malati”. 

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