Trattati come bagagli, discriminati all’imbarco per procedure che includevano un passeggero disabile, per poi essere lasciati a terra senza giustificazioni. Il viaggio di una famiglia di Anzio si è concluso con l’amaro in bocca, il sapore di un’ingiustizia fatta senza considerazioni verso una coppia di genitori con un figlio in carrozzina. Dopo ore di attese al gate, l’adolescente disabile è stato lasciato a terra con la sua famiglia, senza farmaci salva-vita e rimbalzato per ore in aeroporto, in attesa di un volo per tornare da Francoforte a Roma.
La madre del ragazzo: “Non c’era personale di volo ad aiutarci”
La famiglia, originaria di Anzio, era di ritorno giovedì 17 agosto da una vacanza a Glasgow, una tratta che prevedeva scalo a Francoforte per rientrare poi a Roma. Al momento di cambiare volo però, la coppia, con tre figli a carico di cui uno in carrozzina, ha dovuto attendere l’arrivo dell’aereo all’aeroporto di Francoforte e del personale che li avrebbe aiutati all’imbarco con la carrozzina. Una procedura che richiede staff specifico, costi aggiuntivi e certificazioni preventive durante la prenotazione del volo, come previsto dal regolamento europeo in vigore dal 2006. Secondo la norma comunitaria il vettore, come richiesto dal passeggero, deve obbligatoriamente fare domanda allo scalo per l’ aiuto motorio.
Criteri che la famiglia avrebbe indicato al momento della prenotazione, ma che la compagnia aerea invece non ha riconosciuto. Il viaggio vissuto dalla famiglia di Anzio si è rivelato così un calvario disumano: prima un ritardo aereo da Glasgow fa perdere loro la prima coincidenza, per viaggiare da Francoforte a Roma. Poi, riprogrammati i passeggeri sul volo successivo delle 21.30, come d’accordi con la stessa compagnia aerea, genitori e 3 figli vengono abbandonati a un ristorante dell’aeroporto. Come racconta anche Il Corriere della Sera: “Ci hanno lasciato al ristorante concordando di attendere lì un loro collega, che ci avrebbe dovuto scortae all’aereo”. Nessun operatore di volo, però, si è presentato ad aiutarli.
Alle 20.30, il papà ha deciso allora di avvicinarsi al gate e capire cosa stesse succedendo. Lì ha scoperto che la compagnia aerea non aveva previsto per loro alcuna assistenza disabili e che suo figlio, 13enne in carrozzina, non avrebbe avuto la possibilità di tornare a Roma.
Il padre: “Abbiamo chiesto aiuto diverse volte, ci hanno detto che non ci eravamo presentati in tempo al gate”
Come se non bastasse, arrivati al gate, le cose si sono ancor più complicate. Non solo la famiglia è stata abbandonata a se stessa, dopo ore di ritardi e attese che non dipendevano dalla loro volontà, ma si è dovuta confrontare anche con la disorganizzazione e scontrosità del personale. Assente il personale della disability, sono stati accusati di essersi presentati anche tardi all’appuntamento col servizio di assistenza per i disabili.
Senza risposte, assistenza e persino col rischio di complicazioni di salute. I farmaci salva-vita del disabile 13enne, al contrario del passeggero, sono stati imbarcati. Momenti di tensione si aggiungono alla paura che il ragazzo potesse sentirsi male e che nessuno possa aiutarli. “Sono state tutte inutili le richieste di riavere il farmaco anti-epilettico per nostro figlio, un addetto ci ha portati pure al centro medico”, racconta il padre, ma quando ha visto che lo sportello era chiuso, li ha lasciati di nuovo soli, congendandosi e senza altra scelta. Trascorrono così almeno tre ore dall’arrivo della famiglia al gate, in una dimensione di abbandono e discriminazione per una categoria fragile. Il primo volo libero che la compagnia aerea ha proposto loro per tornare a Roma è stato per il giorno dopo, 18 luglio, alle ore 12, costringendoli a trascorrere la notte a Francoforte. A mezzanotte, è stato proposto loro di alloggiare a un albergo a 30 km dall’aeroporto, costringendoli a un nuovo trasbordo. Un viaggio della speranza che si è concluso solo toccando il suolo romano, riappropriandosi dei propri diritti.