L’ex assessore Alessio D’Amato lancia l’allarme: nella Regione Lazio vengono effettuati pochi vaccini contro il morbillo nei bimbi.
E’ allerta morbillo nella Regione Lazio. Secondo i dati effettuati dall’Istituto di Sanità Superiore, sono pochi i vaccini effettuati per contenere la malattia infettiva. Una situazione che potrebbe creare complicazioni nei bambini, che dal prossimo settembre torneranno sui banchi di scuola e avranno maggiore possibilità di trasmettere la malattia senza le adeguate protezioni. A lanciare l’allarme sui dati clinici, è l’ex assessore alla Sanità laziale Alessio D’Amato.
Pochi vaccini per il morbillo nel Lazio
Dopo il pasticcio fatto con i vaccini Covid-19 e le controindicazioni (anche fatali per la vita delle persone), la reazione dei cittadini è stata quella di dubitare sulla bontà di questa tipologia di medicinali per prevenire delle malattie. Lo scudo, oltre che negli adulti, è stato messo verso i bambini: nessun genitore, infatti, vorrebbe gravi complicazioni di salute per i propri bambini, preferendo aggirare gli obblighi vaccinale dopo l’esperienza della pandemia.
In questo contesto, lecito e logico, si possono leggere gli ultimi dati dell’Istituto Superiore di Sanità: il Lazio è tra le ultime Regione in Italia per somministrazioni del vaccino. Un dato diametralmente opposto all’esperienza sotto l’assessorato di Alessio D’Amato, che sulla campagna vaccinale e la gestione della pandemia aveva firmato le pagine della cocente sconfitta alle Presidenziali della Regione Lazio contro Francesco Rocca.
I consigli di Alessio D’Amato al presidente Francesco Rocca
Dopo lo scandalo mascherine e la sconfitta per entrare alla Pisana da Presidente, D’Amato ci riprova. In vista della sua candidatura alle Europee con Azione, torna con i comunicati riguardo le nuove emergenze sanitarie. Oggi tocca al morbillo, dove l’ex assessore parla di una cattiva gestione dell’argomento dall’attuale Giunta regionale. Secondo il suo parere, gli uomini di Rocca stanno sbagliando la gestione della campagna vaccinale e soprattutto l’informazione: questa volta a sensibilizzare i cittadini verso la bontà del vaccino. Un modello che, però, cozza con i freschi ricordi del Covid-19 e le vittime del medicinale.