Si aspettavano di incontrare i delfini, nella loro recente consueta uscita in mare, gli operatori della Onlus Oceanomare Delphis impegnati come ogni anno nell’operazione di monitoraggio delle acque del litorale romano all’interno del progetto #DelfiniCapitolini che studia le abitudini dei nostri amici cetacei nel tratto di mare tra Fiumicino, Ostia e Torvaianica. E invece si sono trovati di fronte all’inatteso spettacolo di un volo di sule sopra le loro teste. Non solo. Gli splendidi uccelli acquatici si sono esibiti in una performance estemporanea, una sorta di danza a pelo d’acqua che, complice un cielo insolitamente azzurro per gennaio, ha scatenato nei presenti la irrefrenabile voglia di fotografarli in una sequenza di “decolli/ammaraggi” al largo di Ostia. Da noi la sula sverna regolarmente, mentre per riprodursi e nidificare sceglie per lo più i Paesi del Nord Europa, quando non l’America o addirittura l’Africa. Negli ultimi anni gli esemplari sono anche nel complesso aumentati.
La sula (Morus Bassanus) è un pelicanoide ed è, per certi versi, un po’ il cugino elegante del gabbiano. Mentre infatti questi ultimi sono soliti nutrirsi di avanzi in mare e sulla terra, le sule prediligono la pesca. Spettacolari i loro tuffi in picchiata anche da 50 metri d’altezza, dopo voli a velocità sostenute che sfiorano i 100 km/h. Doti, queste, che consentono loro di pescare anche a grandi profondità.
“E’ un uccello molto particolare – spiega Alessandro Polinori, naturalista, vice-presidente della Lipu Birdlife Italia – che può essere avvistato solo in mare, spesso a diverse miglia dalla costa. Per questo come Lipu Ostia stiamo pensando di organizzare nei prossimi mesi delle uscite in alto mare, per consentire ad appassionati, fotografi e bird-watchers di intercettarli pià da vicino”.
E pensare che questi magnifici migratori rischiarono l’estinzione agli inzi del XX secolo. Erano diminuiti tantissimo, infatti, a causa della caccia e della distruzione delle uova a opera dei ratti.
Attualmente sono attratti dalle nostre coste per la quantità e la varietà di pesci che i questi mari offrono.
“Sicuramente un segnale positivo la presenza di questi uccelli che, non dimentichiamolo, sono dei grandisismi indicatori ambientali”, spiega Polinori. E a questo proposito sottolinea, non senza una nota di rammarico: “Purtroppo è sempre più diffusa in questi animali la tendenza ad utilizzare parti e frammenti di plastica per costruire i loro nidi. Ciò che può provocare ferite sia negli adulti che nei cuccioli”.