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97enne sana bloccata 20 giorni in una clinica ‘cluster Covid’: adesso è positiva, la disperazione della famiglia

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Sono disperati, i familiari di Emanuela, la 97enne che dal 25 settembre non riesce ad uscire da Villa Maria Immacolata, la casa di cura dove era stata ricoverata dopo le dimissioni dal San Camillo, ospedale in cui aveva subito un’intervento a causa di una frattura cervicale. Oggi hanno saputo che la nonnina, negativa (e perfettamente sana) dopo i primi due tamponi e messa in isolamento per non contrarre il virus dai tanti contagiati presenti nella struttura, è invece diventata positiva. Nella clinica privata, specializzata in lungodegenze, il giorno prima delle dimissioni previste per l’anziana – e quindi il 24 settembre – era scoppiato un focolaio: i numerosi casi di positività avevano reso la struttura ‘cluster Covid‘, facendo così attivare il protocollo che impedisce i nuovi ricoveri e consente le attività solo ai pazienti già presenti nella casa di cura. Da quanto era stato detto dagli stessi responsabili della clinica, Emanuela era l’unica negativa del piano: per questo era stata posta in isolamento, dove doveva restare per il tempo previsto della quarantena prima di poter tornare a casa. Anche il secondo tampone dava esito negativo, confortando così i familiari, che spuntavano sul calendario i giorni mancanti per poter riabbracciare la loro cara.

97enne diventata positiva nonostante fosse in isolamento

Ma, nonostante le due settimane fossero trascorse, da parte della direzione della clinica non arrivava alcun cenno riguardante le dimissioni, malgrado le insistenze della famiglia, come ben spiegato nel nostro precedente articolo. E adesso il peggior timore dei nipoti è diventato realtà: la donna, al quarto tampone (fino al terzo era negativa) è diventata positiva. Come è possibile? Chi le ha trasmesso il virus, se lei non si è mai mossa dalla sua stanza e nessuno è mai andato a trovarla? Solo il personale della casa di cura poteva avere contatti con la donna: chi e quando l’ha contagiata? E perché non è stata dimessa quando i parenti lo hanno insistentemente chiesto, visto che era sana? Di chi è adesso la responsabilità di eventuali complicazioni, vista la veneranda età di questa donna? Può la contorta burocrazia, o meglio l’interpretazione contorta di una contorta burocrazia far ammalare le persone? Qui avevamo oggettivamente una paziente sana che, non essendo dimessa e restando in una situazione a rischio come quella della clinica, è diventata una paziente positiva al Covid. Chi ne risponde? Dov’è la Asl Roma 3, che dopo i primi due giorni in cui sembrava essersi interessata al caso è misteriosamente sparita? 

La disperazione della famiglia

“Noi siamo disperati – dicono i familiari – e temiamo per la vita di nostra nonna: ha 97 anni e il Covid a quell’età non è uno scherzo. Dovevamo portarla a casa il 25 settembre, stava bene. Hanno bloccato le dimissioni. Abbiamo aspettato l’esito dei tamponi e la quarantena. Perché non ce l’hanno fatta portare a casa prima di farla ammalare, contagiata da chissà chi? Abbiamo informato la Asl di quanto accaduto, senza però ricevere risposta. Adesso denunceremo alle forze dell’ordine e in Procura tutta questa vicenda, perché una storia del genere non può passare sotto silenzio”.

 

 

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