Quella riunione condominiale del consorzio Valleverde era stata organizzata da tempo. Così come da tempo, molto probabilmente, Claudio Campiti, il killer di 57 anni che ieri ha aperto fuoco nel gazebo di un bar di via Monte Giberto (zona Colle Salario) aveva studiato tutto nei minimi dettagli: doveva uccidere. E poi fuggire. La Procura, infatti, gli contesta il triplice omicidio, aggravato dalla premeditazione e dai futili motivi: lui aveva pianificato tutto. E ieri mattina, poco dopo le 9, si è presentato armato a quell’assemblea, si è avvicinato al tavolo e con la pistola in mano ha urlato “Vi ammazzo tutti”. Lui che aveva un passato di denunce e che ieri, poco prima della riunione, è andato al tiro a segno nazionale di viale Tor di quinto e ha portato via una Glock semiautomatica. L’arma che ha usato ieri mattina per uccidere tre donne, tre vittime innocenti, tre vite spezzate in pochi istanti.
Sparatoria a Roma, chi sono le vittime di Claudio Campiti: i nomi delle donne uccise
Claudio Campiti voleva fuggire
Claudio Campiti, che sul suo blog si schierava contro i consorziati e parlava di quel posto descrivendolo come l’inferno, ieri si è presentato all’assemblea armato. E ha aperto fuoco sotto gli occhi increduli e sotto choc di chi era lì, di chi ha cercato riparo sotto il tavolo. Lui voleva fare una strage, voleva uccidere tutti i condomini e poi, forse, voleva fuggire all’estero: con sé aveva uno zaino con i vestiti, il passaporto, 6.000 euro e 170 proiettili.
Il ‘giallo’ della pistola ritirata al poligono
Il killer, Claudio Campiti, aveva richiesto in passato il porto d’armi, ma gli era stato negato. La richiesta era caduta nel vuoto proprio dopo tutte quelle denunce ricevute da parte dei consorziati. Eppure ieri lui aveva in tasca l’arma, la pistola con la quale ha ucciso tre donne. La pistola che poco prima della strage aveva ‘ritirato’ nel poligono di viale Tor di Quinto, che ora è stato posto sotto sequestro. Campiti come ha fatto a portare via la pistola senza che nessuno se ne sia accorto? Ai Carabinieri il compito di continuare a indagare e di fare luce sulla vicenda.
Chi sono le tre vittime
Quello che è certo, purtroppo, è che tre donne innocenti sono rimaste uccise. Non sono riuscite a fuggire da quella furia cieca, da quella violenza. Elisabetta Silenzi 55 anni, Sabina Sperandio 71 anni e Nicoletta Golisano 50 anni sono morte lì, durante quella riunione condominiale. Elisabetta era nata nella Capitale, ma da tempo viveva ad Ariccia e lavorava come segretaria per il consorzio; Sabina, invece, era di Roma e Nicoletta di Civitavecchia. Lei era molto amica di Giorgia Meloni, che sui social l’ha ricordata come un’amica sincera, una mamma splendida. Tre donne con tre passati diversi legate dallo stesso tragico destino: uccise dallo stesso uomo, ex assicuratore che aveva già dato segno di squilibrio. Era stato denunciato, gli era stato negato il porto d’armi e ora, con il senno di poi, la domanda di tutti, che è ancora più dolorosa è una, tutto questo si poteva evitare? Intanto, la Procura ha firmato il decreto di fermo, ma chi indaga continua a passare al setaccio tutte le ipotesi, a scandagliare la vita di quell’uomo. Lui che la vita l’ha tolta a tre anime innocenti.