Una discarica di rifiuti direttamente sulle rive del Tevere, a pochi passi dai Parioli. E a poca distanza da un’altra discarica a cielo aperto, scoperta appena tra giorni fa. Siamo a qualche centinaio di metri dalla Moschea e da via del Foro Italico. A imbattersi in questo ennesimo scempio è ancora una volta Marco Doria, ex delegato ai rifiuti e all’ambiente del VI Municipio di Roma.
Stavolta siamo nel II Municipio, una zona centrale della città, eppure la situazione non cambia molto rispetto alla periferia. Anzi. Forse i danni, in certi punti, sono anche peggiori. Qui, infatti, si cela una montagna di rifiuti proprio a ridosso dell’argine del fiume. Basta che l’acqua salga per portarsi via l’immondizia e trascinarla fino al mare. O una tempesta di vento.
Rifiuti tossici nascosti da un telone
Ma andiamo per gradi. Dopo la discarica trovata in via del Foro Italico, è stato scoperta da Marco Doria, a poca distanza, una sorta di “collina” coperta da un telone cerato bianco. Le dimensioni di quanto ritrovato in mezzo alla vegetazione sono notevoli: circa 15 metri di lunghezza per 8 metri di larghezze e 3 metri di altezza, in modo da contenere circa un centinaio di metri cubi di materiale. Ieri, dopo aver interessato il Comando dei Carabinieri Forestali e gli appositi uffici della Regione Lazio, si è scoperto cosa nasconde il telone. “Si tratta di fanghi altamente inquinanti che possono essere smaltiti solo nel Nord Italia, dove ci sono impianti per il trattamento di questo tipo di inquinanti”, dichiara Doria “Qualcuno ha pensato di nasconderli lì invece di smaltirli correttamente, risparmiando così sui costi di trasporto e smaltimento”.
La discarica sulla riva del Tevere
A poca distanza, come detto, un’altra enorme discarica, con rifiuti di tutti i tipi. La maggior parte sono calcinacci, poi si notano quelli che sembrano resti di baracche, sia in legno che in metallo, con addirittura pezzi di arredo e di oggettistica. Alcuni sono ancora rimasti intatti, come delle scodelle in plastica.
Da dove arrivano i rifiuti?
Cerchiamo di capire da dove arriva tutta questa enorme mole di rifiuti. Nel raggio di pochissimi metri ci sono due discariche a cielo aperto, più il telone che copre i fanghi tossici. Andando a ritroso nel tempo, scopriamo che in quel posto c’è stata una bonifica nel novembre del 2021, dopo che nell’agosto 2020 era stato chiuso il campo nomadi del Foro Italico. “Ma buona parte dei rifiuti è rimasto lì interrato e spinto dalle ruspe sulle sponde del fiume Tevere”, commenta Marco Doria. “In questo modo qualcuno si è risparmiato tanti soldi per il materiale non conferito in discarica, gettando con le ruspe tutto sugli argini del fiume”.
L’8 agosto 2020 c’era stato un vasto incendio all’interno di una grande area di un autodemolitore di via del Foro Italico, proprio al confine con il campo nomadi che si trovava tra via del Foro Italico e via della Foce dell’Aniene. A seguito dell’incendio, pochi giorni dopo il campo rom fu sgomberato. Erano rimasti solo rifiuti, macerie e baracche fatiscenti. Poco più di un anno dopo, a novembre del 2021, la Regione Lazio aveva bonificato l’area per eliminare il degrado della zona. Un lavoro che aveva visto l’abbattimento dei manufatti precari e la rimozione dei rifiuti, per la riqualificazione delle aree demaniali fluviali. All’epoca, l’allora assessore regionale al Ciclo dei Rifiuti Massimiliano Valeriani aveva dichiarato che i lavori avrebbero permesso la rimozione totale dei rifiuti, per “restituire decoro a questa parte della città”. Finita l’opera di pulizia e bonifica, Comune e Regione avrebbero dovuto promuovere le iniziative necessarie per garantire le attività di tutela e conservazione della zona. Ma qualcosa evidentemente è andato storto, se molti dei rifiuti stanno ancora lì.