Un incubo durato due lunghissimi anni, un orrore perpetrato e portato avanti senza scrupoli da un ragazzo di 20 anni che l’aveva portata via alla sua famiglia. Lei, di due anni più giovane, affetta da lievi disturbi psichici, era costretta a vivere in un box al Tuscolano senza possibilità alcuna di vivere una vita normale, eccezion fatta per il lavoro di cameriera che consentiva all’aguzzino di mantenere il suo “tenore di vita”: ovvero quello di giocare alla playstation e comprare videogame. In mezzo le continue vessazioni, le botte, e le violenze sessuali.
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La vicenda risale al 2018. Le botte, le umiliazioni, le vessazioni senza pietà andranno avanti fino a poco dopo lo scoppio della pandemia, nel 2020. La ragazza aveva solo uno scopo nella vita: portare avanti il lavoro e soddisfare il sadismo dell’uomo. L’indagine, che ha portato al processo a carico del 20enne, ha portato alla luce quanto accadeva tra la coppia: in un’occasione la donna – che non poteva andare in bagno prima che lui si fosse svegliato al mattino ad esempio – è stata fatta dormire per punizione su una sedia; per mangiare poteva avere poi solo degli avanzi e per lei niente medicine anche quando stava male. E ancora: la vittima era stata costretta ad interrompere ogni rapporto con la madre che aveva potuto rivedere brevemente soltanto dopo aver subito un aborto. Quindi le continue botte, anche con un bastone, se solo provava a ribellarsi o a rifiutarsi di avere rapporti sessuali.
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Condannato l’aguzzino del Tuscolano a Roma
Dopo l’arresto l’uomo è stato ora condannato in primo grado come riporta La Repubblica. Per lui la sentenza parla di 12 anni e mezzo di carcere e 100mila euro di risarcimento alla famiglia della giovane. Le accuse a suo carico sono pesantissime: maltrattamenti in famiglia, violenza sessuale ed estorsione, mentre è stato assolto per il reato di riduzione in schiavitù. Il ragazzo, da quanto si apprende, ha fatto ricorso in appello contro la decisione dei Giudici.
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