Lo hanno massacrato di botte, forse dopo una lite, e lo hanno lascito in mezzo alla strada, sulla Palmiro Togliatti, a Roma, in zona Centocelle. I medici hanno tentato l’impossibile per salvargli la vita, ma le ferite riportate in quel feroce pestaggio erano troppo gravi. Danilo Salvatore Lucente Pipitone, 44enne caporal maggiore dell’esercito, è morto nella mattinata di oggi, domenica 12 febbraio, presso l’ospedale Umberto I, dove era stato ricoverato in gravissime condizioni nel reparto di rianimazione.
L’aggressione
Danilo Lucente, originario di Erice, in provincia di Trapani in Sicilia, era caporal maggiore nell’esercito e viveva a Roma, dove lavorava come operatore sanitario presso l’ospedale del Celio. Aveva compiuto 44 anni il 4 febbraio. La notte tra venerdì e sabato era stato vittima di una feroce aggressione in via Palmiro Togliatti, a Centocelle. Un violento pugno al volto lo aveva fatto cadere a terra, dove aveva sbattuto la testa.
E lì, sul marciapiede, era stato trovato intorno alle 2 di notte, in una pozza di sangue, con una ferita nel sopracciglio e un’ecchimosi alla nuca. Questa mattina sono arrivati i suoi genitori dalla Sicilia: a loro i medici hanno comunicato del decesso del figlio.
Le indagini
Gli agenti della polizia di stato, arrivati sul posto dell’aggressione, hanno avviato immediatamente le indagini per risalire all’autore dell’omicidio. Ieri, nel corso della notte, go inquirenti hanno interrogato due persone. Al momento non ci sono persone in stato di fermo o indiziate. Quello che si è riuscito a ricostruire è che Lucente, poco prima dell’aggressione, avrebbe avuto una discussione con un uomo vicino a un bar, all’incrocio fra via dei Sesami e viale Palmiro Togliatti. Il locale in quel momento era però chiuso da circa tre ore.
Gli inquirenti stanno cercando di ricostruire l’accaduto analizzando le immagini delle videocamere della zona, nella speranza di trovare fotogrammi utili per identificare chi possa aver colpito il caporal maggiore. Importanti anche alcune testimonianze che riferiscono di un uomo fuggito a bordo di un’auto. L’uomo, che viveva alla Cecchignola, all’interno della città militare, nel corso della sua carriera militare era stato in missione in Albania. Era benvoluto da colleghi e conoscenti.