Dopo il giuramento di due ore fa, finalmente è nato il governo Conte, basato sul Contratto di Governo tra Movimento 5 Stelle e Lega. E Mattarella ne esce da signore.
LA CRISI E LO SCONTRO ISTITUZIONALE
Per 88 giorni è stata crisi di governo, culminata nel peggiore dei modi: uno scontro istituzionale tra alcuni partiti (oltre ai due partner di maggioranza anche Fratelli d’Italia) ed il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella.
Si è arrivati a chiedere lo Stato di Accusa per quest’ultimo, un reato gravissimo che secondo l’art. 90 può concretizzarsi solo nei casi di Alto Tradimento o Attentato alla Costituzione (una violazione dolosa ed evidente alla fedeltà della Repubblica o ai principi costituzionali).
Si è andati ad un passo dalla votazione dell’accusa in aula, che poteva portare il Presidente di fronte al giudizio della Corte Costituzionale e allora sarebbe stato un bruttissimo unicum nella storia della Repubblica.
Ma poi sono intervenute la politica e la responsabilità, che hanno fortunatamente portato ad un nuovo governo e ricucito i rapporti tra le forze politiche di maggioranza ed il Quirinale.
Si è detto di tutto su Paolo Savona, quel candidato ministro dell’Economia della discordia: alla fine lo spostamento agli Affari Europei con il rapido consenso di Mattarella mostra che la volontà del Presidente non era affatto quella di bloccare il cosiddetto “Governo del Cambiamento”, ma semmai assicurarsi che questi restasse nei binari della Costituzione Italiana. Che è più importante di qualsiasi governo o politico.
LA VITTORIA DI MATTARELLA
Adesso che le acque sono calme lo si può dire: Mattarella ha vinto la sua battaglia di principio a difesa della Carta, che gli dà la prerogativa di rifiutare alcuni ministri rispetto a quelli proposti dal Presidente del consiglio incaricato, senza sconvolgere tuttavia il senso della sua lista.
La scelta di Mattarella come sappiamo è stata motivata oltre che dal famoso “piano b” dello (stimabile e preparato) professore di uscita dall’euro in caso di mancata riforma dell’UE (una eventualità, ha sottolineato il Presidente, non palesata nel contratto di governo), anche dall’effetto della sua eventuale nomina sui mercati. Appare più difficile mettere in discussione la prima posizione (Savona, viste le sue idee, sembrava inadatto a ricoprire quel ruolo in questo governo, senza una vera discussione sull’euro da parte di M5S e Lega in campagna elettorale) e più facile farlo con la seconda (con la nomina temporanea di Cottarelli e la prevedibile rabbia grillina e leghista lo spread è comunque schizzato alle stelle e con il voto a luglio si è rischiato di farlo aumentare ancora).
LA LIBERTA’ DI CRITICARE E LA RESPONSABILITA’
Ma non è questo il punto. Chiunque può criticare Mattarella, ovviamente, perché siamo in un paese libero. L’importante, però, è capire che libertà di pensiero ed espressione significa anche e soprattutto responsabilità: per esercitarla non si può uscire dai binari di quella bella parola, la “legalità”, a cui proprio la Carta dà significato prima d’ogni altra cosa.
Di Maio, fortunatamente, è stato costretto a ritrattare l’impeachment e chiedere scusa al Presidente (lo dovrebbe fare anche Giorgia Meloni) e così ha fatto quel cretino (in questi casi è giusto dirlo) che ha scritto su Twitter quel “La mafia ha ucciso il Mattarella sbagliato“, per cui ora rischia grosso.
Mattarella, superato il momento teso dopo il primo ritiro di Conte, non ha perso la calma. E quel ringraziamento ai giornalisti nella Sala alla Vetrata di ieri, insieme ai sorrisi e agli “in bocca al lupo” sinceri ai membri del governo di oggi, comunque la si pensi, dimostrano la sua classe.
A questo punto non resta che fare un enorme in bocca al lupo al nostro Presidente del Consiglio Giuseppe Conte e alla sua squadra per le molte difficili sfide che attendono l’Italia e che loro dovranno affrontare. Qualunque italiano ed europeo dovrebbe sperare che lavorino bene.