Era alla guida sotto effetto di alcol e droga e senza patente l’uomo che sabato scorso, poco dopo le 22, ha investito e ucciso Jessy e Wibe, le due turiste belghe di appena 25 anni, che erano arrivate da pochi giorni nella Capitale. Loro avevano pianificato un viaggio da sogno, per staccare un po’ la spina dalla quotidianità, ma a casa, in Belgio, non sono più tornate: un’auto pirata le ha travolte e uccise, lasciando i loro corpi lì a terra.
L’uomo, secondo quanto riporta il quotidiano La Repubblica, sarebbe fuggito via perché stava guidando senza patente, che tra l’altro già gli era stata revocata, sempre per guida in stato di ubriachezza. “Sono scappato perché non ho la patente, sarei finito nei guai, non sapevo di aver fatto del male a qualcuno” – ha detto l’investitore, un pregiudicato che ora si trova a Regina Coeli, con l’accusato di omicidio stradale plurimo. Francesco M. avrebbe detto di non essersi accorto di nulla, secondo lui aveva colpito un’auto. Non due ragazze, che sono state travolte e uccise sul colpo.
L’incidente in cui hanno perso la vita le due turiste belghe
Le due ragazze sabato scorso, poco dopo le 22, stavano viaggiando nell’auto che avevano affittato quando hanno deciso di fermarsi per aiutare alcune persone che erano rimaste ferite in un incidente precedente. Loro si trovavano sulla bretella dell’A24, all’altezza di Tor Cervara, al bivio tra la complanare e la direzione GRA. Ed è qui che hanno soccorso i feriti, finendo a loro volta travolte da un’auto. Che le ha uccise sul colpo.
Il conducente dell’auto, poi, ha ingranato la marcia ed è fuggito via, senza aiutare quelle ragazze. Proprio loro che, pochi minuti prima, si erano fermate per dare una mano ai feriti dell’altro incidente. Quell’uomo, invece, non ci ha pensato due volte: si è dileguato, lasciando i due corpi lì a terra, sull’asfalto. L’investitore, poi, è stato identificato: aveva lasciato l’auto con tanto di sportello aperto, era fuggito a piedi. Aveva paura di essere rintracciato perché sapeva di aver sbagliato, sapeva di stare alla guida senza patente. “La mia vita è finita. Non ricordo cosa sia accaduto, ho dei vuoti di memoria, sicuramente ho fatto la spesa perché avevo le buste in macchina” – ha dichiarato.
I familiari delle turiste a Roma
Wibe aveva avuto una vita difficile: aveva perso prima la mamma per un tumore, poi il papà per un incidente stradale. Ma lei non si era arresa: aveva sempre lavorato, si faceva amare da tutti e aveva deciso di scrivere un’altra pagina della sua vita. Lei che, in realtà, un’altra vita la portava in grembo: la ragazza era incinta. Jessy, invece, aveva ricevuto un “Bongo Bon”, un buono viaggio per due persone, da un cliente che voleva ringraziarla per l’ottimo lavoro. E lei aveva deciso come meta Roma, la Capitale da vivere con una delle sue migliori amiche. Un viaggio da sogno che, purtroppo, si è trasformato in un incubo.
La mamma di Jessy e le sorelle di Wibe sono arrivate a Roma, ma non si danno pace. Nessuna informazione per loro. E neppure il certificato di morte. “La cosa più grave è che non ci hanno voluto dare nessuna informazione su quello che è successo a Jessy e Wibe. Non abbiamo potuto consultare il rapporto della polizia, non abbiamo potuto sapere chi le ha investite, né cosa sia successo veramente. Le notizie le veniamo a sapere dai giornali. Tutto questo è assurdo”. Restano la rabbia, il dolore, un destino crudele. E i sogni di due ragazze spezzati via troppo presto da chi, alla guida di un’auto ubriaco e drogato (e senza patente), le ha travolte. E uccise.