Latina. Un’operazione che doveva finalmente risolverle quell’ernia tanto
fastidiosa, ma che invece si è trasformata in un vero e proprio dramma. Nel febbraio del 2022 la 40enne di Latina si era rivolta all’Icot per un intervento di
“Artrodesi con discectomia e posizionamento di distanziatore interspinoso” – questa la nomenclatura tecnica.
L’operazione va male: 40enne costretta al busto
Si tratta, a quanto pare, di un intervento di routine, ma che ha trasformato, però, la 40enne in un ”robot”, perché ora ha la necessità permanente di un busto senza il quale la sua giovane rischia di crollare e piegarsi in due. L’avvocato Renato Mattarelli che assiste la donna nelle procedura di mediazione necessaria per l’avvio della imminente causa di risarcimento, ha evidenziato, inoltre, che ”l’intervento è stato eseguito sulla sola ernia L4-L5 mentre era necessario intervenire anche sulla contigua ernia L5-S1 che risultava espulsa dalla RM colonna pre-operatoria. L’intervento sulla vertebra L4-L5 è stato inutilmente eseguito poiché l’ernia è stata solo parzialmente asportata”.
Contaminazione del sito chirurgico
Ma non è tutto, perché il legale della giovane donna pontina imputa alla struttura sanitaria del Gruppo Giomi la contaminazione del sito chirurgico che ha provocato una gravissima infezione non diagnostica ai controlli post-operatori e che ha rapidamente eroso la colonna vertebrale con estensione dell’infezione in sepsi a tutto l’organismo. Successivamente, continua il legale, si è resa necessaria: ”l’urgente rimozione chirurgica, presso altra struttura sanitaria (PO di Milano) del dispositivo infetto e delle ernie infra L4-L5 parzialmente asportata e L5-S1 non asportata” e soprattutto ”un lungo ricovero salvavita (PO di Latina) per arginare la sepsi ed evitare l’ulteriore avanzamento dell’erosione vertebrale con rischio di cedimento della colonna”.
Aggravanti del caso secondo il legale della donna
Stando all’interpretazione data dall’avvocato Mattarelli, ad aggravare le responsabilità vi sono anche le imprudenti dimissioni della paziente dopo l’intervento all’Icot del febbraio 2022: la giovane aveva, infatti, una postura inclinata sul lato destro con impossibilità di stare in piedi e cedimento di una gamba. La vicenda della 40enne pontina ripropone la troppo e sottovalutata problematica delle infezioni ospedaliere che costituiscono il principale evento avverso di un ricovero e che nel caso di Latina rappresesenta solo la punta dell’iceberg. In Italia ogni anno sono censiti circa 11mila decessi e decine di migliaia di pazienti infetatti che sopravvivono ma con conseguenze devastanti come nel caso della 40enne pontina.
Latina, studenti bullizzano la prof e la mandano in ospedale per una sfida social. Il preside la sospende