Lo stadio della Roma, almeno a Pietralata, non si farà. Almeno a Pietralata. Nonostante i grandi proclami, nonostante sia stato riconosciuto “l’interesse pubblico” da parte dell’Assemblea capitolina lo scorso 9 maggio, c’è uno scoglio che non potrà essere superato. E non è “solo” quello della pubblica utilità, come stanno reclamando residenti e associazione che non vogliono lo stadio nel loro quartiere e per questo hanno fatto ricorso al Tar. Il motivo è molto più banale. E per questo insormontabile.
I terreni dove dovrebbe sorgere l’impianto non sono tutti di proprietà del Comune di Roma. Il Campidoglio, infatti, quando 22 anni fa fece gli espropri, “dimenticò” di espropriare alcune particelle di terreno. Che, ovviamente, sono rimaste di proprietà privata. Terreni che si trovano proprio nel bel mezzo dell’area in cui si vuole costruire il nuovo stadio. E che i privati non cederanno mai. A meno che…
L’esproprio per pubblica utilità e non per interesse privato
Stadio della Roma, si farà o no? “Di certo non a Pietralata”. A parlare, a nome della sua famiglia, è Marco Doria, erede della casata Doria Pamphilj. “Quei terreni ci sono stati espropriati più di 20 anni fa: l’ultimo esproprio risale al 2001 e fu fatto per ‘pubblica utilità’, per realizzare lo SDO, ovvero il Sistema Direzionale Orientale e per l’Università. Proprio perché il fine era questo, i terreni ci sono stati pagati una miseria rispetto il valore reale: 3,50 euro al metro quadro. Quindi che adesso ci si realizzi lo stadio non di certo la cosa corretta: il valore commerciale è sicuramente diverso. Lo stadio, infatti, sarà di proprietà privata. Neanche dell’As Roma, bensì degli americani, della famiglia Friedkin, che lo darà in affitto alla Roma. Ma cosa succederà se e quando gli americani si stuferanno e decideranno di vendere la squadra?”
Il Comune ne prenderebbe possesso dopo 90 anni (durata del diritto di superficie), ma nel frattempo lo stadio potrebbe essere stato venduto più volte, con conseguenti guadagni dei privati. “Il Comune prenderà dei soldi dal Presidente della Roma. Che non saranno di certo equiparabili al ‘piatto di minestra’ dato alla mia famiglia quando sono stati espropriati i terreni con la motivazione dello SDO. Questo ovviamente ha fatto sorgere in noi familiari molte perplessità. E voglia di andare a fondo alla vicenda. Perché, appunto, la finalità era ben diversa”.
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Particelle ancora di proprietà della famiglia Ferrante, madre di Marco Doria
Ma il problema centrale, dicevamo, non è questo, bensì il mancato esproprio di alcuni terreni. “Già. Alcune particelle non ci sono state espropriate e sono nel bel mezzo dell’area dove vogliono costruire il nuovo stadio. Mia madre e i suoi fratelli sono ancora proprietari di alcuni terreni mai espropriati. La proprietà era immensa. La fermata della metro, ad esempio, sorge su quella che era una nostra proprietà. Ma fino a quando si costruiscono cose per pubblica utilità va tutto bene. Però, nel momento in cui le cose stanno diversamente no, non ci stiamo”.
La domanda a questo punto sorge spontanea: vendereste i terreni che ostacolano la costruzione dello stadio al Comune o ai Friedkin? “Se ci dovessero risarcire di tutto quello che ci hanno tolto se ne potrebbe parlare. Non ci hanno tolto solo terreni, ma anche una palazzina con 8 appartamenti e un casale di 1.500 mq”. E si parla veramente di grosse cifre, visto che si tratta di un’area complessiva di 16 ettari. Il costo dello stadio della Roma, comprensivo di parcheggi, negozi e opere di urbanizzazione, da quanto risulta, è di 528 milioni di euro. Facendo delle valutazioni, il risarcimento che la famiglia Ferrante, ovvero della madre di Marco Doria, potrebbe chiedere sarebbe davvero molto alto. “Di certo noi non faremo costruire lo stadio senza essere risarciti anche del pregresso. Ci sono terreni nostri e non li cederemo gratuitamente”.
“Il primo grande esproprio mio nonno lo ha subito quando è stata costruita la stazione Tiburtina, nel primo dopoguerra. Lui aveva tanti appezzamenti di terreni a Roma e provincia. Il secondo, invece, quando è stata costruita via dei Monti Tiburtini. Il terzo per la realizzazione di una scuola in via Tedeschi. Il quarto per costruire la metro da piazza Bologna a Rebibbia. Abbiamo quindi avuto una serie notevole di espropri ma adesso che vediamo che le finalità sono diverse da quelle iniziali, non ci stiamo”, tuona Doria.
Esproprio non più valido?
Ma le tegole non finirebbero qui. “C’è una legge, inoltre – precisa Marco Doria – nella quale viene specificato che entro 10 anni dall’esproprio l’Ente deve realizzare quanto previsto, pena la restituzione di quanto espropriato. In questo caso il Comune entro il 2011 avrebbe dovuto realizzare lo SDO, cosa che non ha fatto”. Anche su questo avete intenzione di appellarvi? “A questo punto sì, visto tutto quello che stiamo venendo a sapere. Siamo sul piede di guerra: questa è una battaglia che vogliamo portare avanti su tutti i fronti”.
E sul piede di guerra ci sono anche i residenti di Pietralata, che nei giorni scorsi hanno depositato negli uffici del Tar del Lazio il ricorso per contestare la delibera di “pubblico interesse” votata il 9 maggio dalla maggioranza in Campidoglio. Attraverso un comunicato il comitato di quartiere fa sapere di aver “analizzato la delibera in tutte le sue parti e verificato come sia sparita la maggior parte delle prescrizioni riportate dagli uffici tecnici nella chiusura della conferenza dei servizi preliminare”.
“Ribadiamo che ogni documento che verrà approvato sarà verificato e in caso contestato, compresa la modifica promossa dall’assessore all’Urbanistica, Maurizio Veloccia, alle norme tecniche attuative. I nostri legali sono già all’opera nel verificare le modifiche proposte”, si legge ancora nella nota.