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«Devi morire, tanto non se ne accorgerebbe nessuno»: insulti e offese sulla chat di terza media. Indagati 7 compagni

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Prima lo stupro, poi le minacce: un vero e proprio incubo per una ragazza che, impaurita e disperata, ha tentato il suicidio.

Ci sono novità riguardo l’episodio di bullismo all’interno della scuola di Latina dove una 14enne è stata spinta sull’orlo del suicidio dai suoi compagni di classe. Messaggi di odio, frasi dette in classe in modo che la ragazzina si sentisse umiliata, addirittura una chat attraverso la quale venivano studiati i modi con cui farla soffrire. Tutto ha avuto inizio da un litigio con due compagne per un ragazzino conteso. Episodio che ha scatenato l’odio all’interno di una terza media di Latina. Odio che con il passare delle settimane ha portato i compagni ad aprire la chat contro la tredicenne.  

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Gli episodi di bullismo a scuola e le offese 

Presa di mira dal branco, la ragazzina era stata soprannominata Ebola dai compagni di classe. Un soprannome che la doveva far sentire un virus letale, per cui nessuno la doveva avvicinare. I modi per umiliarla erano tanti. Le dicevano che era talmente grassa da non riuscire a passare dalle porte, che aveva posture strane. E proprio sulla postura c’era una delle “sfide” che i ragazzini avevano studiato. Dovevano imitare le sue mosse e prenderla in giro. Nella chat ogni per tre giorni a settimana, il lunedì, il mercoledì e il venerdì, c’erano le prove a cui i membri dovevano sottostare, pena l’esclusione dal gruppo. Tra le varie prove, oltre a copiare le mosse della 14enne, anche lo “strusciamento senza contatto“. I compagni di classe dovevano passarle accanto, senza toccarla. “Se lei vi sfiora, vi infettate e chi si contagia esce dal gruppo”. 

A seguito delle violenze psicologiche inflitte alla ragazzina, la madre ha sporto denuncia. Il giudice che segue le indagini ha deciso la sospensione per due compagni dei quindici che hanno preso parte alla vicenda di cyber bullismo, ma con obbligo di presenza. La ragazzina ha iniziato ad essere presa di mira nel mese di dicembre. “Devi morire”, “se muori non se ne accorge nessuno”: queste alcune frasi che le rivolgevano. La 14enne, a seguito delle offese ha iniziato a stare male. A febbraio gli attacchi da parte dei compagni, invece di affievolirsi si sono acuiti, in particolar modo da parte di uno studente, che la denigrava e perseguiva con frasi sempre più cattive. È dopo che la 14enne, esasperata, decide di bloccare il compagno di classe, che il resto degli studenti iniziano a chiamarla “Ebola”.

Il gruppo WhatsApp 

Inizia così “un gioco” – tale non può certamente dirsi per la vittima – che impone a tutti i ragazzi di non toccarla e comunque di stare lontano da ciò che la tredicenne sfiorava. Da li a poco nasce il gruppo “Anti Ebola”. Una chat WhatsApp che nel mese di marzo raggiunge il culmine della cattiveria. Negli scambi c’è addirittura una filastrocca nella quale le frasi denigratorie circa il peso della vittima non tardano, purtroppo, a fare capolino. Ma non solo. Previste anche delle “sfide settimanali” alle quali i partecipanti della chat dovevano sottostare, pena l’esclusione dal gruppo. Una di queste era lo “strusciamento senza contatto” e prevedeva di passare vicino alla vittima senza però mai toccarla. Le assurde sfide si tenevano in tre precisi giorni della settimana: il lunedì, il mercoledì e il venerdì. 

La madre 

A seguito dei fatti che hanno coinvolto la figlia, la madre ha dapprima cercato un contatto con gli insegnati e poi con gli studenti. Uno di questi ha ammesso di aver fatto parte del gruppo aggiungendo anche che suo cugino l’avrebbe costretto a rimanerci per paura di diventare egli stesso un nuovo capro espiatorio. Ora sono sette i minorenni  segnalati alla Procura per stalking e istigazione al suicidio. 

Gli incontri

Nelle scorse settimane, la Garante per l’Infanzia nel Lazio è giunta nella classe teatro della vicenda e ha iniziato un percorso con i ragazzi. Incontri ai quali ha preso parte anche la vittima, che per via della vicenda che la vedeva protagonista cercava di entrare a scuola sempre più tardi e in generale fare di tutto al fine di non incontrare i propri compagni, sperando così di risparmiarsi l’ennesima umiliazione. 

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