I fiori acquistati nel giorno dell’anniversario della morte della mamma, che lui non aveva potuto salutare E quello zainetto lasciato a terra, con i documenti, sulle sponde del Tevere, all’altezza del Ponte dell’Industria. Poi gli annunci, il tam tam sui social per rintracciare Behzad Shiran, lo studente iraniano di 31 anni che il 2 settembre scorso è uscito di casa con il monopattino e ha fatto perdere le sue tracce. Proprio nel giorno in cui la mamma, in Iran, un anno fa perdeva la vita per via di un brutto male.
Le ricerche proseguite per giorni, le acque del fiume scandagliate, i sommozzatori al lavoro per ore, poi ieri la notizia che nessuno si aspettava: il corpo del 31enne è stato trovato senza vita nel Tevere, in prossimità di Parco Leonardo, al lato destro della sponda idraulica.
Lui che era arrivato a Roma per studiare, per frequentare il corso di Ingegneria alla Sapienza, ha perso la vita nella Capitale. In circostanze avvolte nel mistero: lo studente si è suicidato? Ha discusso con qualcuno? Ha perso l’equilibrio ed è caduto accidentalmente nel Tevere? Domande che, almeno per il momento, restano senza risposta.
I messaggi agli amici e il giallo sulla morte
Behzad il 2 settembre scorso è uscito di casa, ha inviato un messaggio all’amico per chiedere quali fiori comprare per ‘ricordare’ la mamma, quella che lui un anno fa non aveva potuto salutare. Se fosse tornato in Iran, infatti, sarebbe stato costretto a restare lì, ad arruolarsi nell’esercito. Lo studente ha acquistato i crisantemi, poi ha contattato un amico: alle 17 del 2 settembre si sarebbero dovuti incontrare, trascorrere del tempo insieme.
Behzad a quell’appuntamento non si è mai presentato e sulle sponde del Tevere sono stati trovati i fiori, lo zainetto, una bottiglia di tequila quasi vuota. Di lui, del suo monopattino, del portafogli e del cellulare, nessuna traccia. Fino a ieri quando, intorno alle 13.30, i sommozzatori dei Vigili del Fuoco e della Polizia Fluviale hanno trovato il suo corpo nel Tevere, all’altezza di Parco Leonardo.
Nessuna traccia del monopattino
I crisantemi che Behzad aveva acquistato erano ancora lì, sulla sponda del Tevere. Il mazzetto intatto, la bottiglia di tequila quasi vuota, lo zainetto nero a terra, come se se il maltempo di domenica non li avesse per nulla ‘toccati’. Come se tutti quegli oggetti avessero ‘resistito’ alle intemperie.
Del monopattino, quello che lo studente aveva utilizzato per uscire di casa il 2 settembre scorso, non c’è ancora nessuna traccia, così come del suo cellulare. E il ‘giallo’ si infittisce: in un momento di sconforto, in un giorno così triste, il 31enne ha bevuto troppo e ha perso l’equilibrio cadendo nel Tevere? Ha avuto una discussione accesa e qualcuno lo ha spinto nelle acque del fiume? Lasciando lì, a terra, tutto quello che lui si era portato da casa. Quei fiori comprati con amore per ricordare l’amata mamma, quel superalcolico forse per dimenticare.
Gli amici escludono il suicidio
Gli amici escludono la pista del suicidio. E la domanda che si pongono è sempre la stessa: perché Behzad aveva fissato un appuntamento alle 17 dello stesso giorno quando, probabilmente, aveva già intenzione di mettere la parola fine alla sua vita? Perché aveva progettato un viaggio ad Amsterdam se già aveva in mente di gettarsi nel Tevere? I contorni della vicenda sono poco chiari, ma chi ha avuto la fortuna di conoscere lo studente iraniano non crede al gesto estremo: Behzad non si sarebbe mai suicidato.
Ora spetterà agli agenti di Polizia fare chiarezza sul caso, fondamentale sarà anche l’autopsia sul corpo.
I familiari in Italia
Una vicenda drammatica, che ha tenuto con il fiato sospeso tutti i suoi amici e l’intera comunità iraniana (non solo di Roma). Una comunità che si è stretta attorno al dolore della famiglia, che ha mostrato, in un momento così triste, di essere unita. Vicina anche nella tragedia. Lontana solo geograficamente.
Ora i familiari di Behzad arriveranno in Italia. Tiziana Ciavardini, esperta di Iran, giornalista che ha fatto da collegamento con la comunità, un punto di riferimento, ci ha tenuto a ringraziare l’ambasciata italiana, che sta collaborando e sta cercando di far arrivare a Roma un parente dello studente, visto che il papà ha il passaporto scaduto dal 2020. E non potrà salutare il figlio. In una vicenda così drammatica, ancora poco chiara, di certo c’è che Behzad è morto, i suoi sogni sono stati spezzati. Ora bisognerà capire cosa sia successo, in una realtà tutta in bianco e nero. Di lui restano solo quei fiori, che aveva comprato per la mamma che adorava, lì, a terra. Come se il tempo si fosse fermato. Ma riavvolgere il nastro non è più possibile.
Studente scomparso nell’anniversario della morte della mamma: trovato il corpo nel Tevere