Hanno finto una rapina, ma in realtà era stato tutto studiato nei minimi particolari per uccidere lui, Petrit Caka, 48enne albanese. Lo hanno quindi aggredito non appena rientrato a casa, dopo avere accompagnato i figli a scuola, massacrandolo di botte e colpendolo con un coltello alla testa, fino a farlo morire. Ma ora, a distanza di sette mesi, si fa luce sull’omicidio avvenuto a Rocca Priora lo scorso 13 dicembre.
Nei giorni scorsi, i Carabinieri del Nucleo Investigativo del Gruppo di Frascati hanno infatti dato esecuzione ad una ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal Gip del Tribunale di Velletri nei confronti di 4 persone, tutte gravemente indiziati per l’omicidio del 48enne albanese. Le indagini, coordinate dalla Procura di Velletri, attivate immediatamente a seguito del grave evento omicidiario, hanno consentito di individuare e perimetrare gravi indizi di colpevolezza a carico dei 4 soggetti, una donna e tre uomini, tutti di nazionalità albanese di età compresa tra i 27 e i 33 anni. Tra loro figura anche la moglie della vittima.
La moglie mandante dell’omicidio
Subito dopo l’omicidio sono scattate le indagini, che hanno permesso di ricostruire i movimenti degli indagati sia nei giorni precedenti che immediatamente successivi all’assassinio. I militari, grazie all’acquisizione di numerose telecamere, analizzando i filmati sono riusciti anche a individuare il veicolo utilizzato e i tragitti percorsi. Nel proseguimento delle indagini – anche di natura tecnica – sono stati cristallizzati i ruoli dei singoli indagati. I carabinieri hanno quindi ipotizzato anche il possibile movente, oltre alla sequenza di come fosse stato organizzato e svolto l’omicidio.
Tra gli indagati colpiti dal provvedimento restrittivo (di cui alcuni con precedenti penali in Albania) risulta esserci la moglie dell’uomo ucciso. La donna è gravemente indiziata di essere la mandante dell’uxoricidio, maturato anche nel possibile alveo di annosi maltrattamenti nell’ambito familiare da lei subìti.
Moglie maltrattata negli anni
La donna, quindi, molto probabilmente animata da questo movente, ha coinvolto il fratello, il quale, in compagnia di un complice, il 10 dicembre dello scorso anno ha raggiunto l’aeroporto di Roma Fiumicino dall’Albania. Il 13 dicembre i due giovani avrebbero inscenato la rapina nell’abitazione di Petrit Caka, poi degenerata nel cruento omicidio. Il 48enne è stato colpito con diversi fendenti sul corpo e sulla testa con un coltello. Terminato l’omicidio, i due esecutori materiali sono riusciti a dileguarsi, rientrando in Albania il giorno stesso dell’uccisione, prendendo un aereo grazie al supporto logistico curato da un ragazzo albanese.
Grazie alla condivisione delle informazioni in possesso, la moglie e due dei tre uomini albanesi sono stati fermati in Italia.La donna è stata trovata all’interno di una nuova abitazione di Rocca di Papa. Uno dei due giovani, invece, era in procinto di abbandonare il territorio nazionale, imbarcandosi da Bari su una nave diretta a Durazzo. Il ragazzo è stato prontamente fermato, grazie alle indicazioni dei Carabinieri di Frascati, dalla Polizia di Frontiera di Bari. L’ultimo arrestato, invece, è stato fermato mentre viaggiava in auto nei pressi della via Cassia.
Il cognato della vittima invece è ricercato con un mandato di arresto europeo sia in Italia che in Albania con la stretta sinergia tra Carabinieri e Interpol.