Errore grossolano della magistratura sui sequestri effettuati verso il clan Spada a Ostia, che nelle ultime ore hanno effettuato la confisca definitiva dell’autosalone Gamma Auto SRL nonostante la società non abbia mai avuto contatti con la banda criminale del Litorale Romano.
La confisca dell’azienda situata a Viale dei Romagnoli 25 e impegnata nel mercato automobilistico è avvenuta la mattina del 16 Aprile, in un quadro che ha visto con questo episodio l’aggravarsi di un quadro aziendale già controllato da un anno e mezzo dalle autorità di Polizia per indagare sulle presunte vicinanze al clan Spada.
Il problema di fondo che fa porre un “buco nell’acqua” alle indagini degli investigatori sulla vicinanza tra la Gamma Auto SRL e la famosa banda criminale di Ostia è la mancanza di prove e sopratutto l’interpretazione errata della testimonianza del detenuto Paul Dociu, pentito e attuale collaboratore di giustizia con le autorità italiane sul caso riguardante gli Spada.
L’uomo di nazionalità rumena infatti in una sua confessione agli inquirenti avrebbe parlato di un’attività legata al clan Spada nel quadrante di Via di Romagnoli, dove provenendo dal quartiere di Ostia Antica si poteva individuare all’altezza tra il ponte pedonale della Stazione di Lido Nord e il Viadotto Attico Tabacchi. L’attività elencata da Paul Dociu presso gli inquirenti si riferiva alla Rosa Car legata a Carmine Spada, situata in Viale dei Romagnoli 147/151 e situata vicino a quello che era il Roma Airforce Hotel di Viale dei Romagnoli 161.
La colpa quindi di Gamma Auto SRL e dei titolari Piergiorgio Capra e Giovanni Deturres è stata quella di tenere la propria attività commerciale nello stesso quadrante cittadino dove erano attivi gli Spada, oltre a trovarsi vittime di un grossolano errore di un’indagine che non si è preoccupata di approfondire le fonti – e le prove – in proprio possesso.
La giustizia per provare a giustificare quello che è un palese errore degli investigatori ha provato a contestare i bilanci della Gamma Auto SRL, evidenziando delle mancanze di dati nonostante si trattasse si trattasse di un’attività commerciale presente da 25 anni sul territorio e gli stessi inquirenti avessero messo l’azienda in stato di amministrazione controllata da un anno e mezzo.
Sorge quindi un dubbio su come la magistratura non si sia affidata neanche a geo-localizzatori per verificare la reale sede dove avvenivano attività illecite, punendo oggi degli imprenditori innocenti che addirittura distanziavano oltre 500 metri dai locali del clan Spada.