Dista soli 45 minuti da Roma, ma è una realtà sospesa tra le rocce e le bellezze naturali della valle del Treja, in provincia di Viterbo. Una meta dove fuggire per un weekend romantico.
Lo chiamano “Borgo degli artisti”, perché sembra quasi dipinto dagli espressionisti. Non a caso ospita tantissimi pittori, artigiani, botteghe e attività raffinate che contribuiscono a rendere questo piccolo Comune, nel cuore della valle del Treja, unico nel suo genere.
Il “Borgo degli artisti”: dov’è e perché scoprirlo
Immerso tra i boschi del Parco naturale della valle del Treja, tra Roma e Viterbo, il borgo di Calcata sorge come una visione su un acrocoro di tufo che domina la vallata. Non ha mai avuto bisogno di mura, perché è come sospeso sulla sua rupe a cui si accede da un’unica porta ad arco. Abbandonato perché considerato a rischio frana, Calcata è stato ripopolato nella seconda metà del Novecento prima da una colonia di artisti a cui oggi deve la sua vitalità.
Una visita a Calcata è davvero un salto nel tempo. Un tempo indefinito: quello lontanissimo e misterioso del popolo dei Falisci, una civiltà italica risalente all’Età del Ferro (IX-VIII sec. a. C.) che per prima ha popolato questa valle; quello medioevale, a cui risalgono le case del borgo in parte in pietra in parte scavate nel tufo e il castello dell’Anguillara. O quello degli anni Sessanta, quando Calcata è stata un richiamo prima per un gruppo di hippies romani che l’hanno abitata in sordina, seguiti da alcuni artigiani e artisti provenienti da tutta Europa che qui, alla ricerca di un ambiente a misura d’uomo, sono venuti a vivere e hanno aperto negozi e atelier.
Cosa vedere a Calcata
Il borgo oggi è ricco di diversità e iniziative culturali, come la Grotta dei Germogli, un bar-ristorante-circolo ricreativo, realizzato con mosaici ricavati da materiale di recupero. Fuori dal borgo, in località Colle, si può fare una passeggiata nell’Opera Bosco, un museo-laboratorio all’aperto di arte contemporanea ideato nel 1996 dagli artisti Anne Demijttenaere e Costantino Morosin. Le opere presenti sono realizzate esclusivamente con materiale naturale grezzo del bosco che nel bosco vivono, si trasformano e si dissolvono. Le opere sono state realizzate anche con il contributo di decine di altri artisti nel corso di residenze e laboratori didattici svolti con gli studenti delle accademie. Oggi il museo fa parte del sistema museale della Regione Lazio.
Da non perdere una visita al giardino della casa dell’architetto Paolo Portoghesi, concepito come luogo di ricordi di uno storico dell’architettura innamorato della natura e della suggestione di questo luogo. Nel suo “giardino delle meraviglie” Portoghesi ha disposto installazioni, fontane, aiuole, vasche e ceramiche nelle quali sono riportate frasi, poesie, citazioni. Ai sei ulivi dai tronchi secolari che sembrano sculture, Portoghesi ha assegnato i nomi di altrettanti artisti (Bernini, Michelangelo, Borromini, Rodin, Brancusi e Moore). Nel suo libro Abitare poeticamente la terra. La casa, lo studio e il giardino di Calcata (2022) Portoghesi e la moglie Giovanna hanno raccontato cosa li ha attratti a vivere a Calcata, prima come rifugio nei fine settimana poi, come residenza definitiva.
Il Parco naturale della Valle del Treja
Una visita a Calcata prosegue nella Valle del Treja, un affluente del Tevere che, per una trentina di chilometri attraversa un territorio di natura vulcanica dove ha scavato forre profonde creando l’ambiente umido ideale per anfibi e rettili nel fitto sottobosco, mentre nei versanti esposti al sole domina la macchia mediterranea. Non perdetevi le cascatelle del Monte Gelato, con la torre medievale, l’antico mulino ad acqua e le piscine naturali.
Un’oasi in tutte le stagioni: bellissima e fresca con il verde della primavera e dell’estate, magica con i colori dell’autunno. Come il borgo di Calcata visto dalla valle: le case velate dai licheni gialli e rossastri si confondono con la roccia dello sperone su cui si eleva e, si mimetizzano con i colori del bosco in una visione irreale.
Calcata, tra romanzo e realtà
Calcata è stata citata anche in molti romanzi. Tra le righe di “Ulisse” di James Joyce, nel romanzo “Il Vangelo secondo Gesù Cristo” di José Saramago, in “Un delitto a regola d’arte” di Donald Bain, in “Passeggiate Romane” di Stendhal e nel libro “Le chiavi di San Pietro” di Peyrefitte.
È stata anche il set di numerosi film e video musicali. Hayoo Miyazaki la visitò nel 1990 e ne prese spunto per l’architettura del Glibli Museum e per il film “Laputa – Castello nel cielo”. Se ne innamorò Fabrizio De André nel 1980 scegliendola come location del video dedicato a Pasolini di “Una storia sbagliata”. Ritroviamo la sua originalità in “Decameron” di Pier Paolo Pasolini, in “Amici Miei” di Mario Monicelli, in “Le avventure di Pinocchio” di Luigi Comencini, in “Nostalghia” di Andrej Tarkovskij, in “Mary” di Abel Ferrara, in “La mazzetta” di Sergio Corbucci, in “Ardena” di Luca Barbareschi e in “All the money in the world” di Ridley Scott.