Una storia che in pochi conoscono nel Lazio, ma che caratterizza in maniera unica il territorio di Viterbo e soprattutto la storia di Soriano nel Cimino. All’interno di un bosco alle porte della città tusciana, infatti, è possibile trovare un ritrovamento unico in Europa: i resti di una barca imperiale legata alla cultura cinese. Il mezzo, secondo la storia che viene tramandata sulla vicenda, vedrebbe una storia che parte addirittura nel XVIII secolo.
La barca imperiale cinese a Viterbo
Cosa ci fa una barca di questo genere nella Tuscia? Tutto, come scrivevamo precedentemente, parte nel XVIII secolo. In quel periodo, Eugenio Di Savoia, principe di Carignano, decise di portare nel territorio della tusciano questa imbarcazione imperiale. Una storia, quella del mezzo nautico, molto vasta, considerato come la stessa imbarcazione girerà l’Europa e soprattutto vivrà l’esperienza delle guerre nel territorio dell’Europa Centrale.
La storia della barca imperiale cinese
Ufficialmente, la storia di questa immensa quanto bellissima imbarcazione inizia intorno al 1729. Secondo i testi legati alla nobiltà cinese, la nave venne voluta fortemente dall’imperatore Kangxi, che visse a cavallo tra il 1600 e il 1700. L’Imperatore, proveniente dalla dinastia dei Qing, non vedrà mai la luce di questo mezzo nautico: la commissionò prima della morte intorno al 1720, con la costruzione di questa barca che vedrà luce solamente alla fine degli Anni ’20 del Settecento.
Com’è fatta la barca imperiale?
All’epoca della costruzione, l’imperatore Kangxi ordinò una vera barca che guardasse all’ambizione del bello. Per lui, infatti, venne fatta un’imbarcazione lunga 20 metri e larga 6 metri. Come detto, lo scopo dello stesso mezzo era legato all’estetica dell’Impero Cinese: in tal senso, l’imbarcazione venne utilizzata solamente all’interno di cerimonie imperiali che riguardarono gli eredi di Kangxi.
L’estetica della nave imperiale
L’unicità di questa barca imperiale cinese, oltre a essere oggi nel territorio italiano, è anche legato all’estetica con cui è stata costruita e rappresentata. I falegnami cinesi, per crearla, utilizzarono un prezioso legno di cipresso. Per dipingerla, poi, usarono una lacca d’oro e rossa, che rappresentava la potenza dell’imperatore. Le aree della prua e della poppa, inoltre, vennero ornati con draghi appariscenti e altri ornamenti legati alla ultra millenaria tradizione cinese.
Come arrivò una barca imperiale cinese in Europa?
Sul viaggio verso l’Europa, si scrive la parte di storia più avvincente attorno a questa imbarcazione. Pochi anni dopo l’ultimazione della costruzione, precisamente intorno agli Anni ’40 del Settecento, l’Impero Cinese decise di regalare la preziosa barca imperiale all’imperatore Carlo VII di Baviera. Morto l’Imperatore del Sacro Romano Impero, il mezzo nautico venne successivamente esposto in pubblico all’interno della città di Monaco di Baviera.
La barca rubata dalle truppe napoleoniche
Al pari della Gioconda, anche la barca imperiale venne depredata dalle forze napoleoniche. Questo avvenne durante le guerre di successione in Baviera, cui i francesi s’inserirono. Nelle azioni militari, condotte dalle truppe napoleoniche verso la fine del Settecento, gli stessi soldati compirono delle razzie in terra tedesca, portando a Parigi proprio la maestosa e bellissima barca.
L’arrivo in Italia dell’imbarcazione imperiale
Per vedere l’arrivo dell’imbarcazione imperiale in Italia, dobbiamo attendere la caduta dell’Impero guidato da Napoleone Bonaparte. È il 1814, quando il re di Baviera riesce a tornare in possesso della propria imbarcazione. Qui, lo stesso sovrano decise di vendere la barca imperiale al principe di Eugenio di Savoia: sarà proprio il nobile a portare l’imbarcazione in Italia e precisamente a Viterbo.
L’arrivo della barca a Viterbo
La barca, una volta acquistata dal principe Eugenio di Savoia, venne subito posizionata a Viterbo: il suo arrivo in città avvenne in un parco della città intorno al 1825. Da quel momento, divenne un’attrazione visibile a tutte le persone, diventando una delle rarità più conosciute e affascinanti dell’interno territorio che compone la provincia viterbese.
Foto: Tenuta Sant’Egidio, Caffeina Magazine