Tutti in fila al Santa Maria della Pietà per il terzo appuntamento con il vaccino. La dose booster, come recita la circolare del Ministero della Salute (circolare n. 61 del 27 settembre 2021) va somministrata, infatti, dopo almeno sei mesi dal completamento del ciclo vaccinale primario.
Questo spiega il folto numero degli utenti, prevalentemente anziani, che attendevano in fila il proprio turno fin dalle prime ore del mattino, avendo ricevuto la seconda dose l’estate scorsa.
Ma tra la categoria dei vaccinati e quella degli oltranzisti no-vax, c’è una terza fascia di pazienti che fatica a destreggiarsi nella giungla delle normative e delle incongruenze che emergono, alla prova dei fatti, nella loro applicazione. Ed è quella dei richiedenti esenzione. Una sorta di limbo in cui vengono a trovarsi coloro che l’inoculazione hanno ragioni valide per temerla.
Mentre la scadenza per l’esonero vaccinale prevista per il 31 settembre 2021 è stata prorogata al 30 novembre (mancano ancora, quindi, tre settimane) i pazienti affetti dalle più varie patologie navigano nel buio. Primo scoglio: il rimpallo di competenze. Per saperne di più, interroghiamo la signora che si è presentata munita di cartellina con gli esiti aggiornati dei suoi controlli clinici per chiedere appunto l’esonero dalla profilassi. E, con il suo permesso, la seguiamo nel labirinto delle indicazioni, come sempre nel nostro Paese, numerose e contraddittorie.
“Per prima cosa mi sono rivolta al mio medico curante – dichiara Anna B. – il quale mi ha detto che la stesura del certificato non era di sua competenza. E che dovevo rivolgermi al personale di una hub vaccinale”.
Stamattina però, quando si è presentata all’ingresso della ASL 1, un operatore le ha domandato se avesse con sé il certificato del suo medico curante.
“Sono rimasta basita – sottolinea Anna, 57 anni, maestra elementare che deve rientrare in servizio dopo un lungo periodo di aspettativa – Ma come? Gli ho risposto – Mi ha mandato da voi proprio lui, il mio dottore!” Allora il ragazzo le ha detto di sedersi in un angolo e di aspettare che il medico di turno rientrasse per parlare con lei.
Dopo un tempo d’attesa ragionevole, la signora viene invitata ad entrare. La dottoressa, con fare amichevole, la invita a illustrarle i suoi problemi di salute tra cui ipertensione arteriosa, una grave patologia degenerativa agli occhi, problemi cardio-vascolari con precedenti di decessi in famiglia proprio a causa di questi ultimi. Anna ha sofferto anche, in passato, di pericardite, provocata – ci spiega – da una esogastroduodenite cronica. Una delle patologie previste per l’esonero vaccinale. La reazione del medico però la lascia interdetta.
“Deve portarmi il referto di un cardiologo, non di un gastroenterologo – dichiara la dottoressa – E comunque la pericardite è un’infiammazione – aggiunge. E si cura con il cortisone. Quindi lei il vaccino può farlo lo stesso. Anzi… Deve! in quanto è consigliato soprattutto a chi ha patologie cardiache!” Anna non sa più cosa fare, né cosa pensare. Certo, non avrà difficoltà a farsi diagnosticare la pericardite da un cardiologo, dato che si tratta di un problema reale, con cui combatte da anni. Ma continua a porsi tante domande.
Le torna in mente quello che ha letto prima di uscire sui vari siti internet delle associazioni dei Medici di medicina generale (MMG) e sulle pagine dedicate come quella, ad esempio, dell’Osservatorio Malattie Rare dove viene specificato che possono essere esentati dalle vaccinazioni anche tutti coloro che hanno manifestato in passato reazioni avverse nei riguardi di una o più componenti dei diversi vaccini.
“Come faccio – ci chiede la signora Anna – a sapere a quale di queste componenti potrei sviluppare reazioni avverse? Le devo provare tutte? È il colmo! – esclama. Ma allora queste esenzioni sono soltanto un bluff?” E se ne va scuotendo la testa.
Ricordiamo che non esiste un elenco di patologie esentabili ma che necessita una valutazione individuale, del singolo caso.
Rosanna Sabella