La stagione influenzale sarà più intensa, con più casi rispetto agli ultimi 5 anni. Lo ha spiegato Fabrizio Pregliasco, docente di Igiene all’università statale di Milano.
Pregliasco: “Ci aspettiamo più casi degli ultimi 5 anni”
“La stagione influenzale australiana non è stata per niente bella: è stata molto intensa, con più casi degli ultimi cinque anni. Ed è quello che possiamo attenderci anche nel nostro Paese in autunno-inverno“, ha detto l’esperto in un’intervista all’Adnkronos Salute.
“Questo non vuol dire che da domani comincia l’influenza – spiega – i casi sporadici estivi esistono da sempre e indicano solo che il virus circola. E noi siamo ormai capaci di avere una sorveglianza molto efficace”.
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Influenza e Covid, i sintomi
Per quanto riguarda i sintomi invece “saranno più o meno sempre gli stessi: la vera influenza continua a riconoscersi per tre cose: inizio brusco della febbre, almeno un sintomo generale, almeno un sintomo respiratorio. Lasciando da parte il Covid con tutte le sue varianti, i rimanenti casi di malattie diffusive sono legati a virus respiratori, parainfluenzali e a uno spettro ampio di patogeni. La stagione influenzale, dunque, può essere considerata tanto più ‘pesante’ quanto più elevato è il suo ‘contributo’ per numero di casi”.
Mentre la pandemia arriva quando ci sono sbalzi termici e cambia il tempo, “la vera influenza si scatena quando il freddo è intenso e prolungato, quindi più avanti, a ottobre-novembre”, afferma ancora Pregliasco .
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Il sequenziamento in estate del primo caso di influenza nel nostro Paese “non stupisce. Il nostro sistema di sorveglianza è ormai molto sensibile ed è in grado di rilevare i casi sporadici in largo anticipo sulla stagione. Casi che ci sono sempre stati e che noi ormai siamo in grado di verificare”, spiega in merito al sequenziamento del virus influenzale H3n2, meglio noto come ‘influenza australiana’
“C’è oggi una più grande capacità di laboratorio che permette di individuare i casi sporadici che, però, non rappresentano l’avvio della stagione influenzale ma solo il mantenimento della catena di contagio di un virus che gira il mondo e che noi, rispetto, al passato, ormai possiamo monitorare”, conclude.
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