E’ allarme per una nuova variante Covid che potrebbe svilupparsi in questi giorni a causa della guerra in Ucraina. Le condizioni, come spiegano gli esperti, ci sono tutte: dall’alta circolazione del virus alla bassa copertura vaccinale della popolazione interessata, passando dalle condizioni climatiche che favoriscono il diffondersi del virus, così come gli assembramenti in luoghi chiusi senza alcuna misura di protezione. Del resto, in luoghi dove c’è la guerra, il Covid adesso è certamente l’ultimo dei problemi.
Vaccini e tamponi ai profughi
Ma il virus circola, anche insieme ai profughi che si stanno spostando per l’Europa, Italia compresa. E per i rifugiati ucraini che stanno arrivando nel nostro paese il Governo ha già messo in campo le prime misure di sicurezza. Le Asl, su indicazione del Ministero della Salute che ha inviato una circolare, infatti assisteranno i profughi, garantendo gratuitamente sia tamponi che vaccini (ai cittadini ucraini dai 5 anni in su) e offrendo una visita entro 48 ore dal momento dell’arrivo in Italia. Chi ai test sarà risultato positivo verrà sottoposto a isolamento in apposite strutture Covid fino a quando non sarà negativizzato. I vaccini non saranno però obbligatori: i cittadini ucraini potranno rifiutarsi di farlo.
I controlli all’arrivo
All’arrivo in Italia i profughi saranno sottoposti anche a una profilassi per quanto riguarda le altre malattie infettive. Nella circolare del Ministero si legge che le Asl «Dovranno assicurare le necessarie attività di sorveglianza, prevenzione e profilassi vaccinale anche in relazione alle altre malattie infettive». Occorrerà prestare particolare attenzione alle persone più deboli, con «precoce identificazione delle persone con esigenze particolari e specifiche vulnerabilità, si pensa ad esempio ai minori stranieri non accompagnati, alle donne in stato di gravidanza, ai nuclei familiari monoparentali».
Rischio nuova variante Covid: cosa dicono gli esperti
In Ucraina solo il 35% della popolazione è vaccinata contro il Covid e gli esperti temono che al momento, con la guerra in atto, ci sia un sommerso di contagi e che possa svilupparsi una nuova variante per colpa delle scarse condizioni igienico-sanitarie che si registrano durante il conflitto.
A sposare questa tesi il direttore della clinica di Malattie infettive del Policlinico San Martino di Genova Matteo Bassetti in un’intervista rilasciata all’Adnkronos. Bassetti è convinto che ci siano «Tutte le condizioni per l’arrivo di una nuova variante: un’alta circolazione del virus, una bassa copertura vaccinale dei cittadini ucraini, condizioni socio-economiche disagiate, nessuna o bassa attenzione alle misure di protezione, condizioni climatiche di inverno pieno con maggiore possibilità di assembrarsi in luoghi chiusi».
Teoria che rimarca, sempre all’Adnkronos, anche Massimo Ciccozzi, responsabile dell’Unità di Statistica medica ed Epidemiologia della Facoltà di Medicina e Chirurgia del Campus Bio-Medico. Per Ciccozzi il sommerso di contagi Covid in Ucraina, sostenuto dall’Oms, è fondato. «Dobbiamo stare attenti perché adesso arriveranno dei profughi a cui dobbiamo offrire cure e vaccinazioni, ovviamente per chi vuole vaccinarsi. Questa, come ogni guerra nell’ambito di una pandemia globale può ricondurre a un numero di contagi maggiore anche se è molto più drammatico contare i decessi della guerra che non i contagi di Omicron, onestamente. Però non dobbiamo mettere in secondo piano la pandemia perché non è finita e non è ancora endemica».