Home » News » Violenza donne: siamo noi le prime a dover salvaguardare la nostra vita

Violenza donne: siamo noi le prime a dover salvaguardare la nostra vita

Pubblicato il
violenza escort

Sono di nuovo qui, anche quest’anno con le mani sulla tastiera e gli occhi sui dati che testimoniano quanto la violenza sulle donne sia un vero fenomeno strutturale insito nella nostra società. Oggi, a poche ore dalla Giornata internazionale che vuole l’eliminazione di ogni forma di abuso nei confronti del mio genere, avrei voluto scrivere di quanto stiano cambiando le cose, di quanto sia migliorata la situazione, e invece leggo numeri che mi lasciano a bocca aperta. In Italia, le vittime dell’anno 2016 sono state 96.

Leggo storie di donne che sono state uccise da uomini insicuri, che non riuscivano ad accettare la fine di un rapporto, uomini sicuramente problematici, compagni di donne che fino a quel momento non avevano capito, forse sottovalutato, in altri casi giustificato.

Ma la violenza ha scusante? MAI. E non parlo solo dello schiaffo, dello spintone, del calcio, del pugno, dei lividi provocati da mani che stringono braccia fragili, esili come le nostre. La violenza è anche psicologica. La minaccia, gli insulti, il generare volutamente insicurezza, la gelosia ossessiva, l’amore morboso che spesso si rivela primitivo e grezzo senso di possesso. Quindi? Siamo noi le prime a doverci svegliare. Perché non basta parlarne una volta l’anno – anche se ringrazio Dio, l’universo e Buddha perché accade – non basta condividere una foto e un hashtag, e mi spiace dirlo, non serve nemmeno scendere in piazza per manifestare se per 365 giorni all’anno ce ne sbattiamo tutto quello che c’è da sbattere. Siamo noi le vittime protagoniste di questo fenomeno, siamo noi le prime a doverlo combattere cercando di sradicarne le radici tremendamente profonde. Come? Prima di tutto mettendo al mondo dei figli che saranno uomini educati al rispetto di ogni donna – e ovviamente di ogni altro essere vivente – in secondo luogo non voltandoci, realizzando, accettando, aprendo gli occhi, anche quelli delle persone che ci stanno accanto e che sono in pericolo.

Lo ripeto ogni anno e continuerò a farlo finché nel mio cuore non nascerà la speranza che ci possa essere un vero cambiamento: un uomo che usa violenza nei confronti della propria donna non è un uomo, e sicuramente non è nemmeno in grado di amare in modo sano, perché un uomo che ama non denigra, non rende la compagna debole come un agnello, ma forte come un leone.

Cosa fare quando ci si ritrova in una situazione del genere?

PARLARE CON PARENTI E AMICI. Sono le prime persone che devono essere messe al corrente dell’incubo che si sta vivendo.

DENUNCIARE. E’ il passo più importante, quello da compiere nel momento in cui sentiamo che la nostra incolumità è messa a repentaglio, e dobbiamo farlo senza paura alcuna, consapevoli che il silenzio non salva e sa essere tremendamente spietato.

NON ABBASSARE MAI LA GUARDIA. Le campagne contro la violenza sulle donne raramente lo dicono, come fosse palese, ma credo che sottolinearlo sia fondamentale. La denuncia è la base, ma la nuda e cruda verità è che spesso non basta. Ergo, non esiste alcun tipo di perdono per chi c’ha fatto del male. Non esiste documento urgente da firmare – così è stata tratta in inganno una delle donne uccise quest’anno. Non c’è appuntamento da rispettare con chi in precedenza ha usato violenza nei nostri confronti. E vi dirò di più: dopo aver segnalato e denunciato, allontanarsi, cambiare città – almeno per un po’ – può essere una buona soluzione.

Siamo noi le prime a dover amare e salvaguardare la nostra vita. Teniamolo sempre a mente.

Centri antiviolenza di Di.Re: www.direcontrolaviolenza.it/i-centri-antiviolenza/

Telefono rosa: www.telefonorosa.it

Numero telefono pubblica sicurezza: 1522

Alessandra Crinzi

www.crinzieacapo.com

www.facebook.com/alessandra.crinzi

www.instagram.com/alessandracrinzi

Impostazioni privacy