Tentato omicidio: è questa l’accusa rivolta nel decreto di fermo emesso dal Pubblico ministero Pietro Pollidori della Procura della Repubblica di Roma nei riguardi di un 29enne di origine romena, dimorante nel parco della Villa.
La notte del 28 aprile un equipaggio composto da un maresciallo maggiore e un vice brigadiere della Sezione di archeologia, un calabrese e un laziale, entrambi padri di famiglia, si è visto lanciare da un’altezza di diversi metri una serie di massi e lastre staccati da una targa toponomastica e alcune panchine di marmo.
La sequenza è stata impressionante anche per la sua rapidità. Solo la loro prontezza di riflessi ha consentito ai due militari di sottrarsi a quella “pioggia di pietre” che ricorda il titolo di un film di Ken Loach. L’auto di servizio, una Opel Astra, è stata il bersaglio perfettamente centrato. Gli oggetti, giungendo sul lato destro, ne hanno devastato la fiancata, il tettuccio e il parabrezza anteriore.
Nei giorni successivi l’autore dell’agguato è stato identificato. Rintracciato in collaborazione con gli agenti del gruppo XII della Polizia locale di Roma Capitale, è stato fermato anche per danneggiamento del patrimonio storico e artistico e porto di arma bianca.
Non era senza peccato: aveva precedenti per numerosi atti vandalici e altri reati commessi con l’uso della violenza. Eppure di pietre ne ha scagliate parecchie, anche di notevole peso.
Il servizio svolto dai Carabinieri era diretto al contrasto dei danneggiamenti. Dall’inizio del 2020 e sino al fermo del 29enne, all’interno di Villa Doria Pamphili si erano registrati quelli di ventisei targhe toponomastiche, tre statue, due vasi secolari. L’ultimo gesto, avvenuto in aprile, aveva visto spezzati i gigli della Fontana del Cupido.
Completati gli accertamenti sull’aggressione, il Reparto operativo TPC ha inoltrato alla Procura di Roma un’informativa da cui si traevano gli elementi per delineare il tentato omicidio. Grazie ai rilievi dei carabinieri del Ris di Roma, inoltre, è stata accertata la corrispondenza tra un campione di sangue presente su un frammento marmoreo risalente all’agguato del 28 aprile e quello prelevato in occasione di un altro reato. In entrambe le circostanze il giovane si è tagliato e così il suo DNA lo ha tradito.
Il lanciatore di pietre è stato raggiunto da una misura cautelare che, essendo egli senza fissa dimora, ha tenuto conto del pericolo di fuga. Si trova adesso a Regina Coeli.