E’ ormai soprannominata “la Scampia di Pomezia”. Si tratta dell’area che comprende le palazzine di via Fellini 4 e 9. Queste costruzioni, formate da una delle 3 “torri” da 9 piani e 4 scale da 6 piani ( F, G, H e I) sono uno dei due “regali” che l’ex sindaco di Roma Walter Veltroni ha fatto a Pomezia: l’altro è il campo rom di Castel Romano. Qui il degrado e l’illegalità sono la normalità. Lo spaccio di droga avviene quotidianamente, giorno e notte, così come l’abbandono dei rifiuti. Per non parlare delle auto cannibalizzate. E se qualcuno prova a dire qualcosa, scatta la vendetta. Anche verso le forze dell’ordine: l’ultima a pagarne le conseguenze è stata, ad aprile, un’agente della polizia locale, che ha ricevuto un lancio di bottiglie solo per essere intervenuta a seguito della segnalazione di un incendio, l’ennesimo, di un cumulo di rifiuti.
Da Il Corriere della Città – MAGGIO 2021
Via Fellini: dentro la “Scampia” di Pomezia
In queste case ci vivono 125 famiglie. Gli alloggi sono tutti di proprietà del Comune di Roma, tranne 25 appartamenti, ceduti al Comune di Pomezia come “contentino”, sapendo che si stava cedendo una “patata bollente”, con inevitabili problemi. Infatti, insieme alle famiglie assegnatarie, che da anni attendevano una casa e che finalmente avevano raggiunto la vetta della graduatoria, al momento della consegna degli appartamenti, nel 2004, arrivarono gli abusivi che riuscirono a occupare le abitazioni non ancora assegnate. Nel corso degli anni furono occupati – e abitati – anche quelli che erano, o dovevano essere, i negozi: anche se non c’erano i servizi essenziali, gli occupanti rimediavano allacciandosi abusivamente alla corrente condominiale o a quella di qualche inconsapevole vicino.
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Questo fenomeno prosegue ancora oggi: i “negozi” sono occupati abusivamente sempre da persone diverse che attendono che si liberi qualche appartamento. Non appena la casa si libera, c’è la corsa all’occupazione, in una sorta di “scalata ai piani alti”. Tutto avviene con la massima rapidità, come nella scala “I”, dove negli ultimi mesi sono stati occupate tre case. Al massimo nel giro di un giorno o due anche il “negozio” viene nuovamente occupato da altri abusivi e il tutto ricomincia, con la differenza che il numero delle famiglie perbene diminuisce, mentre aumenta quello delle famiglie abusive. Ovviamente il problema non è (solo) che siano abusivi, ma gli illeciti che compiono molti di loro: dal furto di corrente e gas allo spaccio di droga, dalla ricettazione allo scarico illegale di rifiuti, anche tossici. Capita allora di vivere circondati di persone ai domiciliari, pregiudicate, o “semplicemente” che vivono nell’illegalità.
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Che in queste palazzine vi sia criminalità non è certo un segreto: fatti di cronaca sono quasi all’ordine del giorno. Ma non tutto emerge e per le forze dell’ordine è molto difficile riuscire a cogliere sul fatto i traffici quotidiani delle famiglie che comandano qui dentro. Con la nostra inchiesta abbiamo provato a capire meglio cosa succede e come vivono le persone che, arrivate a Pomezia perché assegnatarie di diritto, hanno sempre pagato l’affitto e tutte le utenze, si mantengono lavorando onestamente e non vogliono essere confuse con “la brutta gente delle case popolari del Comune di Roma”.
Le “vedette” di Via Fellini: ecco cosa abbiamo trovato
La prima cosa che si nota sono le “vedette”, che stazionano praticamente giorno e notte per verificare che non si avvicinino o non entrino persone sospette: all’arrivo delle forze dell’ordine o presunte tali avvisano gli altri del pericolo. Noi abbiamo verificato in prima persona. La prima volta sono andata da sola. Non appena mi sono avvicinata, sono stata “squadrata” da alcuni ragazzi seduti davanti a uno dei “negozi”. Per dare meno nell’occhio, non avevo portato la telecamera, ma solo il cellulare. Fingendo di dover andare da qualcuno e di saper esattamente dove dirigermi, ho iniziato a girare tra le palazzine. Un ragazzo mi ha seguita e ha controllato cosa stessi facendo. La volta dopo, invece, siamo andati in due. Appena entrati, un giovane ha iniziato a fischiare in modo continuato, per avvisare gli altri di essere in pericolo. Siamo stati un’ora in attesa, prima di entrare, e abbiamo osservato i movimenti, notando l’andirivieni di persone.
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Il giorno prima, quando ero da sola, durante l’appostamento ho visto anche la cessione di “qualcosa” in cambio di denaro. È stato tutto molto veloce, funziona così: la persona che deve cedere il “qualcosa”, presumibilmente una dose di droga, aggancia con lo sguardo il cliente. I due si avvicinano uno all’altro e, nel momento in cui si incrociano, le loro mani si sfiorano per fare lo scambio. Rallentano solo un attimo, neanche si guardano in faccia. Le mani tornano in tasca subito dopo e dopo pochi passi, vedendo che tutto è andato bene, entrambi fanno dietrofront e tornano da dove erano venuti. Proseguo nell’esplorazione. Davanti ad alcune porte sono stati messi dei cancelli di ferro, per evitare che le case vengano occupate e che vengano fatte irruzioni da parte delle forze dell’ordine. Le scale sono tutte nelle stesse condizioni: i condomini di “buona volontà” hanno più volte messo mani al portafoglio per cambiare i portoncini di ingresso alle scale, per riverniciare gli interni deturpati da scritte di ogni genere, per riparare cassette della posta, citofoni e beni comuni danneggiati dai vandali. Ma ogni riparazione dura solo pochi giorni. Così come ogni bonifica fatta dal Comune.
I rifiuti vengono buttati sia in strada che nei garage. Quando sono troppi, vengono incendiati, per fare spazio a nuova spazzatura. Nel complesso viene rubato tutto ciò che è ferro o materiale ferroso. Perfino i chiusini in ferro dei pozzetti dove transitano i liquami degli edifici, prima di immettersi nella rete fognaria. Pieni, questi ultimi, di detriti e calcinacci, provocando come conseguenza la fuoriuscita di liquido maleodorante e nauseabondo. C’è poi chi effettua il recupero e il trasporto per conto terzi di inerti e di rifiuti pericolosi come pannelli di amianto, cartongesso, batterie esauste di auto o moto, penumatici, elettrodomestici. Ma anche auto, presumibilmente rubate, che vengono cannibalizzate e lasciate in un ampio spazio sotto alle case, aperto a tutti. Come a dire: qui non ci fa niente nessuno, possiamo fare come ci pare. “Quando qui arrivano i carabinieri, le vedette avvisano gli altri. Qui c’è sempre qualcuno di guardia, non si fanno mai cogliere impreparati”, spiega un residente.
I “famosi” rifiuti di Via Fellini a Pomezia
Le occupazioni: dalla vendita alla tragedia
Dopo le prime assegnazioni, il Comune di Roma pare essersi dimenticato di questa sua estensione territoriale a Pomezia. O, forse, non ha interesse nell’occuparsene. E allora qui regna l’anarchia totale, con persone che, non appena si libera un appartamento, lo occupano a velocità incredibile. Dopo le prime occupazioni, infatti, ne sono seguite altre: diverse famiglie assegnatarie nel tempo, dal 2004 in poi, hanno lasciato il complesso di via Fellini ma le case non sono mai state riconsegnate al Campidoglio, perché nel giro di poche ore c’era già qualcun altro all’interno. Ma non solo: nel corso degli anni le case occupate sono state vendute – al prezzo di circa 10.000 euro – a nuovi occupanti abusivi, che si reputano regolari, dal momento che hanno pagato per entrare.
Tra gli acquirenti ci sono alcune famiglie, sia di italiani che di rom provenienti dal campo di Castel Romano, arrivate due anni fa. Adesso, da quel che si vocifera, dovrebbero arrivare altre 3 famiglie dal campo rom. I vecchi occupanti, nel frattempo, hanno preso abusivamente altri appartamenti, sempre nello stesso complesso. Al momento, oltre agli appartamenti, risultano occupati almeno 4 negozi: alle persone che ci vivono il Comune di Pomezia ha concesso la residenza. Mentre il giudice recentemente ha assegnato gli arresti domiciliari a una persona che vive proprio in uno dei garage. “Le sembra normale dare i domiciliari in strada? – chiede uno dei residenti intervistati – In pratica sta fuori. E fa come gli pare”.
Nessuno degli occupanti paga gli affitti. Stessa cosa per le tasse comunali, a partire dai rifiuti. Idem per luce e gas. Si allacciano ai contatori condominiali o ai vicini. Nella scala H ben 18 famiglie su 24 sono allacciate abusivamente ai contatori del gas e della luce del condominio: in questo modo a pagare – ormai da anni – è il Comune. Nelle altre scale la situazione è simile. Anche in questo caso nessuno finora era mai intervenuto, anche se tutti sapevano, persino i gestori del servizio, che sono stati avvisati con esposti da alcuni abitanti regolari, stanchi di questi soprusi. Eppure sarebbe bastato cambiare i contatori per evitare che il furto continui: perché si è sempre permesso che l’illecito venisse perpetrato?
Gli appartamenti sono molto appetibili: sono grandi, luminosi. Dai piani alti c’è una bella vista, da quelli rivolti verso ovest si vede anche il mare. Sarebbe potuto essere un bel complesso residenziale. E invece è diventato un ghetto. Eppure per prendere un alloggio qui si arriva a morire. Come è successo il 4 agosto 2016 a un 43enne di origini marocchine. La sera del 1° agosto lo straniero, armato di un’accetta, stava rincorrendo una persona all’interno delle palazzine. Da indiscrezioni pare che l’uomo stesse “difendendo” le proprietà immobiliari che dovevano essere riconsegnate al Comune di Roma: si trattava di quattro appartamenti, situati al civico 9, nella scala F, che si erano liberati. Ma evidentemente qualcuno aveva progetti diversi per quelle abitazioni e non voleva che fossero riconsegnate al Comune di Roma, perché dovevano invece essere occupate. Dalle poche parole trapelate tra i vicini di casa all’epoca, era emersa l’ipotesi che il 43enne durante la lite fosse ubriaco, che avesse preso l’accetta e con questa avesse ricorso una persona che, per difendersi, gli aveva tirato uno sgabello. In questo modo il marocchino aveva perso l’equilibrio, per poi cadere e sbattere violentemente la testa. Dopo 3 giorni di coma in ospedale, l’uomo è morto. L’altra persona è stata identificata e condannata. Al momento è agli arresti domiciliari, sempre in via Fellini. Senza arrivare a questi estremi, di episodi singolari ce ne sono altri, oltre alle occupazioni ormai di “routine”. Come quello avvenuto il 3 agosto scorso, quando una famiglia, con tanto di minore a carico, si è presentata dai carabinieri denunciando l’occupazione da parte di estranei del proprio appartamento nel corso di una breve assenza. Peccato che anche questa famiglia avesse a sua volta occupato l’abitazione abusivamente e non avesse alcun titolo per stare nella casa del Comune di Roma.
Le testimonianze
Ma cosa succede dentro queste palazzine? Proviamo a capirlo ascoltando alcune delle persone che qui ci sono venute perché sono state tra i regolari assegnatari degli appartamenti di proprietà del Comune di Roma.
“Qui il problema maggiore è lo spaccio di droga. Questa è una grossa piazza di spaccio e sinceramente non capisco come sia possibile che possa andare avanti senza che nessuno intervenga in modo drastico: a chi fa comodo? Da chi e perché sono protetti, visto che spacciano alla luce del sole?”
L’uomo che ci parla ci chiede di non mettere il suo nome. Teme ritorsioni.
“È già avvenuto in passato, che mi facessero dei dispetti, solo perché avevo provato a ribellarmi ad alcuni soprusi. È evidente che per quieto vivere dobbiamo sopportare questa gente qua. Le case assegnate regolarmente sono pochissime, quindi a pagare gli affitti sono solo una manciata di famiglie. Tutti gli altri sono appartamenti occupati, e alcuni sono stati addirittura venduti ai rom da chi li aveva presi senza alcun diritto”.
Quando parliamo del soprannome dato alla zona, “Scampia di Pomezia”, l’uomo un po’ si risente.
“Le zone brutte di Pomezia, oltre a questa, sono anche altre: c’è via Catullo, via Singen… Solo che qui hanno radunato le famiglie peggiori. Mi lasci passare il termine: qui c’è veramente la feccia, il peggio del peggio messo insieme”.
L’uomo inizia a elencare i cognomi. Sono tutti noti alle cronache.
“Noi non temiamo i rom di Castel Romano, quelli al limite vanno a rubare al supermercato o a fare borseggi al centro di Roma. Qui ci sono le famiglie di siciliani – racconta una donna che vive in un’altra scala – Nel tempo le alleanze si sono rinforzate anche imparentandosi tra loro. Siamo pochissimi ad avere il contratto, tutti gli altri sono abusivi. Nella torre sono quasi tutti italiani, mentre dall’altra parte ci sono 4 scale: 3 sono abitate da italiani, l’altra tutta da nordafricani”, rivela l’uomo.
E per quanto riguarda i furti di corrente e gas?
“È una cosa ‘normale’, ormai. C’è menefreghismo da parte di tutti, e se a qualcuno non sta bene deve comunque stare zitto, per non avere ritorsioni”.
Ma se per chi vive in quelle case di via Fellini questa è la normalità, di certo non può esserlo per chi vede la cosa dal di fuori.
“Sì, ma se non c’è un intervento da parte del Comune, del gestore o delle forze dell’ordine, noi che possiamo fare? Ma la cosa più grave non è che rubino il gas o la corrente, ma che si siano prese le case, mentre chi ne ha diritto non riesce ad averle. Dov’è la sindaca Raggi in tutto questo? Qui almeno 70 appartamenti sono occupati illegalmente, mentre andrebbero assegnati a chi sta in graduatoria: perché non si fanno gli sgomberi e non riporta la legalità? E tutti sanno che sono loro, gli abusivi, a creare i vari problemi che ci sono qui…”
Ma le famiglie “scomode” sarebbero un peso per il Comune di Roma, che ha dimostrato più volte di essere bravissimo a sbolognare i problemi ai territori limitrofi.
“Qui viviamo periodicamente con cumuli di rifiuti alti diversi metri, spesso tossici, buttati dai camioncini di persone che vanno e vengono in continuazione. Perché nessuno li controlla? In più abbiamo le fognature quasi sempre otturate, perché dentro ci cade di tutto, dal momento che hanno rubato i tombini di ferro. Le lascio immaginare la puzza. I topi che circolano sono più grossi dei gatti. È uno schifo. E le cose non fanno altro che peggiorare anno dopo anno”. “Anche se qui vivono alcune famiglie rom dell’est Europa e a breve ne arriveranno altre – spiega l’uomo – paradossalmente non sono loro il problema maggiore, anzi… loro sono tranquilli, non creano discussioni. I problemi ce li danno i siciliani”. Anche lui conferma le parole della donna dell’altra scala. “Ogni famiglia ha tanti figli e man mano che crescono vengono occupati nuovi appartamenti. Piano piano qui sta diventando tutto loro, nella più completa illegalità”.
Qual è la cosa che più l’amareggia?
“Il fatto che lo Stato, il Comune, le Istituzioni in genere, non facciano niente per risolvere questa situazione. Vedo il disinteresse da parte della politica, di chi ci governa, di chi ci dovrebbe proteggere, nei nostri confronti. Non ci sono controlli, visto che qui ci sono persone che hanno anche due automobili, spacciano e nel frattempo prendono il reddito di cittadinanza. E ovviamente stanno in una casa occupata senza pagare nessuna utenza. Non c’è rispetto. Lei forse non si rende conto di cosa significa vivere qui. Stare tranquilli è impossibile. Musica a tutto volume nei momenti in cui si vorrebbe riposare, e questo è il minimo, spaccio a tutte le ore”.
Quali sono i clienti? Ragazzi giovani o anche adulti?
“I ragazzi giovani sono la minima parte. Perlopiù sono adulti, che vengono a comprare la cocaina. I ‘ragazzetti’ vanno a comprare qui sotto il fumo, i ‘grandi’ invece sono la maggior parte, sanno perfettamente a chi rivolgersi…”
La consegna della droga avviene in vari modi. Se lo spacciatore è agli arresti domiciliari il cliente deve mettere i soldi sul pomello della porta e allontanarsi. Il pusher guarda dallo spioncino, apre quel tanto per prendere il denaro e mettere in cambio la dose. La vita per le famiglie “normali” è davvero pesante, con il continuo via vai degli spacciatori sulle scale, con i ragazzini che non vanno a scuola ma passano il tempo urlando e bloccando gli ascensori, che danno fuoco ai fili della corrente per divertimento e portano a spasso le galline con uno spago, come se fossero cagnolini. Nessuno si ribella. C’è rassegnazione e paura. Sanno che questa è gente che, se “provocata”, reagisce male. È successo anche agli agenti della polizia locale, il 13 aprile. La loro colpa è stata quelle di essere andati sul posto quando è iniziato il lancio dei rifiuti dalle finestre di alcuni appartamenti. Già a terra c’erano montagne di spazzatura (oggetto della bonifica dei giorni successivi), cosa che evidentemente ha fatto nascere una discussione con qualcuno. Sul posto sono quindi arrivati i vigili, che sono stati oggetto del lancio di bottiglie.
L’appello alle Istituzioni
“Nessuno ci ascolta – dichiara l’uomo che ci ha descritto la situazione all’interno del complesso – anche perché, pur trovandoci a Pomezia, le case sono del Comune di Roma. Ma se ci rivolgiamo al Campidoglio non riceviamo nessuna risposta, così come non abbiamo ascolto quando proviamo a farci sentire da qualcuno a Pomezia, Sindaco o Assessori che siano. In passato ci aveva ricevuto un paio di volte Fucci, pur senza trovare soluzioni concrete, ma almeno ascoltando i nostri sfoghi, mentre adesso sono anni che non siamo più calcolati da nessuno. Siamo cittadini di serie B. Non solo dobbiamo subire questa situazione di degrado ogni giorno, ma non abbiamo alcun conforto da parte delle istituzioni”.
“Glielo chieda lei, al Sindaco, se ci riceve – quasi implora la donna – io non ne posso più. Giorno e notte sento salire persone che vengono a comprare droga. Vedo buttare cumuli di rifiuti. Esco e ci sono gli allacci abusivi. Io pago tutto regolarmente, dall’affitto, alle bollette fino alle tasse, ma vivo in mezzo allo schifo: perché nessuno fa niente per far sì che ci sia un po’ di legalità in questo posto? Io non ho paura, ormai sono abituata, ma sono stanca e un po’ mi vergogno di dove vivo: lei farebbe venire le sue amiche qui a trovarla, in mezzo agli spacciatori e alle persone agli arresti domiciliari?”.
L’operazione del 28 aprile: controlli contro gli abusivi
Neanche l’avessimo richiesto con il pensiero, qualche giorno dopo i nostri sopralluoghi, ecco un blitz delle forze dell’ordine: il 28 aprile 2021, alle 7 del mattino, 270 agenti della Polizia Locale di Roma Capitale, 20 agenti della Polizia Locale di Pomezia e 50 agenti della Polizia di Stato, con l’ausilio di due cani antidroga e due poliziotti a cavallo sono intervenuti su delega della Procura della Repubblica di Velletri per eseguire verifiche capillari nei 125 appartamenti, per accertare presunte irregolarità legate alla titolarità degli occupanti.
L’operazione è propedeutica agli sgomberi degli irregolari, ma ci saranno davvero, visto che le famiglie degli occupanti hanno bambini piccoli che fanno da “scudo”? E, se anche ci si riuscisse, quanto tempo ci vorrà? Di certo, però, questo è un segnale, un primo passo nella giusta direzione dopo anni di disinteresse da parte del Comune di Roma. Infatti durante i controlli, durante i quali sono emersi i numerosi abusivi, la polizia locale ha verificato l’esistenza degli allacci abusivi, provvedendo alla rimozione. Solo che, già il giorno successivo, gli allacci sono stati rifatti, all’insaputa delle forze dell’ordine: luce e gas sono tornati a funzionare quasi ovunque già poche ore il blitz.
E non solo: qualcuno ha sparso la voce che, sgomberando gli abusivi, nelle case popolari di via Fellini sarebbero arrivati i rom di Castel Romano. Per questo le famiglie degli occupanti hanno chiesto l’aiuto degli affittuari regolari per organizzare una manifestazione di protesta in piazza. Insomma, nonostante il censimento, non sarà facile liberare questi appartamenti, almeno da quanto si percepisce girando all’interno delle palazzine all’indomani del blitz.
Le parole del Sindaco di Pomezia
Dopo l’appello dei residenti, ci siamo rivolti al Primo Cittadino di Pomezia Adriano Zuccalà.
Sindaco, gli abitanti “regolari” del complesso hanno sempre lamentato l’assenza delle istituzioni e, in particolare, della mancanza di dialogo con il Comune di Pomezia. Come risponde a questa richiesta?
“Via Fellini è stata per troppo tempo una “zona franca”. Negli ultimi 3 anni, abbiamo provato ad intervenire nei tempi più rapidi possibili rispetto a quelle che erano le criticità ormai consolidate da anni, proprio per mandare un segnale a quelle famiglie che rispettano, o almeno cercano di farlo, le regole di una civile convivenza. Con alcune di queste famiglie mi sono relazionato diverse volte, rassicurandole che avrei lavorato per superare questo problema. La dimostrazione del lavoro effettuato, in collaborazione con le forze dell’ordine, è rappresentata dalla maxi operazione interforze svolta il 28 aprile. Oltre 300 agenti di Polizia di Stato e Polizia locale di Roma Capitale e Pomezia, impiegati in attività di controllo, finalizzate ad accertare presunte irregolarità legate alla titolarità degli occupanti e altri illeciti: un dispiego di forze senza precedenti nel nostro Comune. Il nostro impegno è concreto e dimostrabile: nel triennio 2015-2018 è stato effettuato un solo intervento di pulizia a carico del Comune di Roma; nel triennio 2019-2021 ne sono stati effettuati 3. Questo per garantire, oltre lo smaltimento della raccolta ordinaria, la pulizia dell’area dagli ingombranti rilasciati principalmente da quelle che sono identificate come attività illecite di “Pulisci cantine”. Proprio su questo vorrei fare un appello alla cittadinanza, esiste un servizio gratuito e su prenotazione, anche tramite app Municipium, di ritiro a domicilio degli ingombranti, da preferire assolutamente a iniziative private non autorizzate. Voglio inoltre tranquillizzare i miei concittadini che gli sforzi portati avanti per superare il livello del 70% di raccolta differenziata, non vengono inficiati da queste situazioni puntuali che ci stiamo impegnando ad affrontare e risolvere. Oggi possiamo dire che lo Stato si è fatto sentire a gran voce”.
Quello delle case di via Fellini è un problema annoso: oltre alle periodiche (e costose) bonifiche, si è arrivati a pensare a una soluzione, magari di concerto con il Comune di Roma, che dovrebbe prendersi le proprie responsabilità?
“Gli interventi straordinari che abbiamo portato avanti in questi anni sono stati effettuati a carico del Comune di Roma, per circa 50.000€; sono state inoltre elevate diverse sanzioni al condominio, che tuttavia finiscono per essere addebitate sempre al Comune di Roma. È evidente che in tutti questi anni non si è mai riusciti a trovare il bandolo della matassa. Ad ogni modo, ho avviato personalmente un dialogo proficuo con il Comune di Roma per ipotizzare una soluzione che possa avvicinarsi almeno a quella ottimale e, su questo tema, ci saranno degli incontri nelle prossime settimane”.
Via Fellini non è solo rifiuti: da tempo sono insediate storiche famiglie di camminanti siciliani, a quanto pare piuttosto temute tra chi vive nei dintorni. Guardando i fatti di cronaca, sia recente che più indietro nel tempo, effettivamente questi nomi ricorrono sia negli arresti per fatti minori sia in operazioni più grosse, fino ad arrivare a un misterioso suicidio in carcere. Quello che viene lamentata è la concentrazione di queste famiglie tutte nello stesso posto. C’è una soluzione a questo problema?
“Il 1° ottobre del 2020, siamo stati onorati di ospitare, per la prima volta nella storia della nostra Città, il Comitato Provinciale per l’Ordine e la Sicurezza Pubblica convocato dal Prefetto di Roma Matteo Piantedosi. Svolgere il Comitato presso Pomezia è stato un messaggio forte lanciato alla città da parte delle Istituzioni, frutto di un confronto avvenuto nelle settimane precedenti, presso la Prefettura, con lo scopo di pianificare gli interventi prioritari da effettuare sul territorio. Nel corso della riunione, una delle criticità sollevate fu proprio l’area di “Via Fellini”. Serviva un messaggio forte da parte delle istituzioni e non più procrastinabile. Nei mesi successivi è stato predisposto il piano di intervento che ha preso vita nella mattina del 28 aprile, frutto della collaborazione tra il P.M. della Procura della Repubblica presso il Tribunale di Velletri dott. Cassiani, il dirigente del Commissariato di Ostia dott. Mendolia, il vice-comandante di Roma Capitale dott. Napoli e la Polizia locale di Pomezia, coordinata dal comandante Angelo Pizzoli, in collaborazione con la Prefettura di Roma. Il nostro territorio merita la giusta attenzione e una strategia condivisa di contrasto alle attività illecite, per garantire la sicurezza di cittadini e territorio. Per questo motivo nel prossimo Consiglio comunale approveremo l’istituzione di una commissione consiliare antimafia: un ulteriore strumento di controllo a servizio della comunità e nella massima trasparenza”.