Una montagna spaccata esattamente a metà. Un santuario, una grotta e una scalinata che l’attraversa in mezzo nonché un meraviglioso affaccio sul mare: ma dove si trova questa splendida cornice naturale? Tra fascino e leggenda andiamo alla scoperta di uno dei luoghi incantevoli delle nostre coste.
Continua il nostro viaggio alla scoperta delle bellezze del nostro paese. Stavolta ci occupiamo di una località costiera dove la natura ha creato un suggestivo scorcio tra mare e montagna. Si tratta di una vera e propria fenditura che si può attraversare a piedi lungo una scalinata predisposta per consentire a turisti e viaggiatori di immergersi in una vista mozzafiato. Il tutto reso ancor più “magico” dalle storie che ruotano attorno alla sua creazione. Insomma, uno dei classici luoghi da non perdere.
Alla scoperta della costa laziale: panorama incantevole a picco sul mare
Ci troviamo sulla costa laziale. La Regione è nota per le sue bellezze marittime, tanto nel versante nord quanto, soprattutto, in quello sud. Da Roma in poi, procedendo verso la costa pontina, sono davvero tante le località prese d’assalto ogni anno dai bagnanti: da Anzio – con Tor Caldara ad esempio – passando per Nettuno (Torre Astura è davvero imperdibile), fino a tutta la parte del Circeo e, a scendere, Sabaudia, Sperlonga, Terracina, Formia e così via.
In questo caso però ci troviamo in una delle attrazioni turistiche e storiche del Comune di Gaeta, altra cornice spettacolare sul mare del Lazio. Si tratta di un santuario visitato ogni anno da migliaia di persone: la sua storia, come spesso accade per questi luoghi, si perde anche tra mito e leggende, con diversi racconti che vi ruotano attorno. Vediamo allora di saperne di più.
Gaeta e il Santuario della Santissima Trinità a Gaeta alla montagna spaccata: uno dei luoghi più belli del Lazio
Il Santuario della Santissima Trinità a Gaeta alla montagna spaccata fa parte del Monte Orlando ed è situato nella sua parte occidentale. La caratteristica di questo luogo è per l’appunto la fenditura che si apre nella roccia verticalmente – da qui la denominazione di “montagna spaccata” – frutto di fenomeni geologici del passato. Diversi i luoghi da visitare e vedere in loco.
A partire dal percorso che ci porta all’affaccio sul mare, il cui snodo, benché ristretto rispetto a qualche anno fa per motivi di sicurezza, consente di godere comunque di un panorama pazzesco. Tra mare e montagna, per l’appunto. Ma c’è dell’altro. Tra le fenditore sorge la cosiddetta grotta del turco e la Cappella del crocifisso, costruita nel XVI secolo e oggi adagiata su un grosso masso frutto – secondo alcune ricostruzioni storiche – di un distacco dell’edificio avvenuto nel 1400.
Infine la Chiesa della Santissima Trinità in stile barocco (nella foto in alto, ndr). Ospita una tela raffigurante la Madonna di Sant’Erasmo realizzata dal pittore Raimondo Bruno. L’intero complesso, gestito dai missionari del P.I.M.E. è interamente visitabile secondo modalità che si possono trovare sul sito web dell’Arcidiocesi di Gaeta.
Mito o fondo di verità? Tutte le leggende della montagna spaccata
Ma questo luogo affascina gli avventori soprattutto per le storie, molte delle quali tramandante dalla gente del posto per intere generazioni, che ruotano attorno al santuario. A partire dall’origine stessa della montagna spaccata: un fenomeno geologico secondo la scienza, frutto invece del terremoto che seguì la morte di Gesù a Gerusalemme secondo la tradizione popolare pontina.
Su quest’ultimo fatto, menzionato peraltro nella Bibbia nei Vangeli, ci sarebbero riscontri scientifici quantomeno al livello locale (Fonte: Discovery News), nel senso che effettivamente pare che la terra abbia tremato a Gerusalemme dopo il decesso di Gesù. Diverso è invece ipotizzare conseguenze così a largo raggio – oppure due fenomeni distinti coincidenti – che, per l’appunto, rimangono affidate come detto al narrato del popolo.
La mano del turco
Poi c’è la famosa impronta del turco: ancora una volta la scienza lo cataloga come un fenomeno naturale, dovuto allo scorrimento dell’acqua. Leggenda narra invece che un pirata o marinaio turco, miscredente, abbia appoggiato la mano sulla parete di roccia ammorbidendola, lasciando impressa proprio la sua impronta. Tesi avvalorata, secondo la gente del posto, dalla forma sulla parete che sembra proprio quella di cinque dita umane come mostra la foto di seguito.
Credit(s) foto Parchi Lazio