Sotto l’esperienza degli antichi romani a Roma, tanti monumenti come il Pantheon hanno dimostrato di essere un’eccellenza di altissima ingegneria e soprattutto architettura per la tecnologia dell’epoca. Non solo una struttura capace di rimanere in piedi per venti secoli, ma addirittura coniugare l’alta ingegneria edile con la maestosità di una bellezza artistica che tutto il mondo c’invidia.
Il Pantheon e il suo buco sul tetto
Una tecnologia di cui se n’è persa sapienza, eppure è proprio questa la caratteristica che tiene in piedi il Pantheon dal 126 Dopo Cristo. Tra le particolarità ingegneristiche di questo monumento, troviamo il buco sul tetto: un’area che, sorprendentemente, ha duplici utilità nella funzione della stessa struttura nel centro di Roma. La cupola sopra il monumento, anzitutto, risulta tra le più grandi di tutto il mondo, con la fessura al suo centro che ha un compito architettonico ben preciso: distribuire il peso della stessa cupola in maniera uniforme.
La necessità di un buco sul tetto
Come accennato precedentemente, il buco sul tetto è un’opera di alta ingegneria. Infatti, già all’epoca i romani furono capaci di capire – anche senza le attuali tecnologie edili – come quella cupola fosse troppo pesante per essere sorretta dalla struttura del Pantheon. Serviva quindi un buco, che distribuisse il peso di quel tetto sferico e non lo facesse collassare al centro nell’avanzare del tempo.
La simbologia attorno al buco sul tetto nel Pantheon
I significati del buco del Pantheon, a sorpresa, non finiscono qui. Al genio ingegneristico, infatti, gli architetti dell’imperatore Adriano seppero anche dare una funzione più spirituale. Secondo le credenze romane dell’antichità, la sommità sopra al Pantheon simboleggiava un portale, rappresentando il collegamento tra il mondo mortale e quello divino.
La luce dentro il Pantheon secondo gli antichi romani
A incrementare la potenza divina del buco sopra la cupola del Pantheon, per gli antichi romani, erano anche i giochi di luce che si creavano all’interno del monumento. In tal senso, dal buco (che chiameremo oculus – oculo od occhio in latino – come vollero i romani) penetrava un raggio di sole nelle belle giornate, che illuminando l’interno del monumento assumeva la concezione di fenomeno divino e simboleggiava la reale esistenza degli dei per i romani.
L’oculus sulla cupola del Pantheon
Ovviamente, la creazione dell’oculus sopra la cupola ha visto una costruzione di alta ingegneria. Infatti, solo precisi calcoli matematici e geometrici hanno consentito al buco di distribuire il peso della stessa cupola e non farla collassare dopo pochi istanti dalla costruzione. In tal senso, l’oculus costruito dagli ingegneri romani risulta un cerchio perfetto, con un diametro di 9 metri.
La costruzione dell’oculus sopra il Pantheon
Il problema dell’oculus, per gli architetti odierni, non è un problema solamente geometrico. In tal senso, un’altra intuizione degli ingegneri dell’Antica Roma arrivò con i materiali per realizzare questo foro al centro della cupola del Pantheon. All’epoca di Adriano, infatti, ingegneri e architetti romani crearono la struttura in calcestruzzo armato, con lo spessore della struttura di un metro.
Il buco che non fa piovere dentro il Pantheon
Altro elemento di alta ingegneria, per l’epoca, fu la capacità di creare un buco e l’interno del Pantheon per non farci entrare la pioggia, evitando così l’allagamento della stessa struttura. La pioggia, come normale, entra dentro l’oculus, ma viene poi convogliata verso il centro della struttura. L’acqua viene raccolta da 22 fori, presenti tra le tarsie di marmo: tali fori sono stati creati inclinati, con lo scopo di raccogliere la pioggia e farla defluire verso una serie di tubature, ancora oggi funzionanti, che trasportavano l’acqua fuori dalla struttura del monumento. Un metodo che, ancora oggi, evita di fatto l’allagamento della storica struttura capitolina.
Foto: NanoPress Viaggi, Cose di Viaggio