Le varianti del Covid spaventano e ora anche nel Lazio cresce la preoccupazione. Per questo si cerca di correre ai ripari anche con nuove misure di contrasto che potrebbero comportare a breve nuove prassi per quarantene, tamponi e trattazione dei casi di contatto. Secondo quanto riportato stamattina da Il Messaggero nel Lazio potrebbero essere adottati infatti nuovi metodi a partire dalla somministrazione dei molecolari.
Leggi anche: Mini zona rossa in Provincia di Latina: Comune ‘chiuso’ per 14 giorni, preoccupa la variante inglese
In tal senso, si legge, il tampone potrebbe essere eseguito sui contatti «anche a basso rischio nel più breve tempo possibile dopo l’identificazione e al 14° giorno di quarantena». Si tratta di una novità perché fino ad oggi il test era prescritto solo ai contatti stretti di un contagiato; decadrebbe anche il limite dei 15 minuti, ovvero quei contatti definiti per l’appunto a basso rischio. Quarantena e tampone riguarderebbero quindi quei contatti rapidi con una persona infetta e si punterebbe ad estendere la cronologia delle relazioni non più solo alle 48 ore precedenti previste attualmente ma fino a due settimane prima.
Ma quando un caso può essere “visto” come sospetta variante? Se il tampone è positivo, ma il gene S nel referto dà esito negativo, ecco che il paziente viene indicato come sospetto portatore della variante inglese, ma per avere la conferma il prelievo verrà spedito allo Spallanzani. Ricordiamo che la quarantena per i casi di sospetta variante, come ha stabilito il Ministro della Salute, non dura 10 giorni, ma 14.
Leggi anche: Vaccino anti Covid nel Lazio, il 1 marzo parte la vaccinazione dai medici di famiglia: tutto quello che c’è da sapere