Prima con la creazione di un gruppo Facebook, poi con una petizione e la decisione di fare ricorso al Tar contro il Comitato Tecnico Scientifico. Succedeva pochi giorni fa nel Lazio, subito dopo la decisione di prolungare il richiamo del vaccino Pfizer a 35 giorni, a 5 settimane. Ed era proprio su questo punto, tra polemiche e indignazione, che un gruppo di cittadini aveva pensato bene di far sentire la propria voce, di “ribellarsi” contro questo provvedimento. “I cittadini, soprattutto quelli fragili, pagano sulla loro pelle la decisione della Regione di permettere di scegliere il vaccino da ricevere. I cittadini non sono cavie da laboratorio – aveva spiegato Francesco Iacovone, membro dell’esecutivo nazionale Cobas, che da qualche giorno sta facendo lo sciopero della fame- la Regione cambi rotta e lo faccia in fretta”.
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Ma niente da fare perché ieri è arrivata la risposta del Tar che, con un decreto cautelare, ha respinto l’istanza.
Vaccino Pfizer nel Lazio, il Tar respinge l’istanza cautelare
“Il Tar del Lazio con decreto cautelare ha respinto la richiesta di sospensiva presentata contro la circolare del Ministero della Salute sul prolungamento dell’intervallo fra prima e seconda dose del vaccino Pfizer. Una notizia importante – spiega l’Assessore D’Amato – che dà serenità e certezze alla campagna vaccinale, evitando pericolosi stop. Peraltro, in un giorno in cui tutte le principali istituzioni sanitarie del nostro Paese, dal Consiglio Superiore di Sanità ad Aifa, hanno rimarcato la bontà della scelta, sia per motivi scientifici che per motivi pratici. Ora avanti tutta. L’applicazione della circolare del Ministero della Salute consentirà nel solo mese di maggio di vaccinare con prima dose oltre 100mila cittadini in più, aumentando il tasso di copertura, senza diminuire gli effetti di immunizzazione su coloro che riceveranno la seconda dose a 35 giorni”.
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Il 1 giugno a questa decisione presidenziale urgente ne seguirà una cautelare collegiale e l’accoglimento del ricorso sarà discusso.
“Un rinvio senza sospensiva che non ci soddisfa – ha dichiarato Francesco Iacovone del Cobas Nazionale – perché tutti quelli che da qui al primo giugno hanno ricevuto la prima dose, riceveranno la seconda posticipata (…) La Regione Lazio e il Cts sono responsabili nell’aver alimentato, dopo il caso di AstraZeneca, la sfiducia dei cittadini nella scienza tanto più che mentre disattendono le indicazioni e il bugiardino della Pfizer per il richiamo del vaccino a 21 giorni, stanno vaccinando di massa con AstraZeneca tutte quelle fasce d’età per le quali quel vaccino è sconsigliato, contravvenendo alle raccomandanti dello stesso Cts e dell’Aifa”.
Richiamo vaccino Pfizer, la palla passa alla Procura della Repubblica
“La pronuncia del Tar del Lazio sulla sospensiva non pregiudica il ricorso di merito fissato per primo giugno, ma apre lo spazio al ricorso alla procura della Repubblica, visto che evidenzia un “pregiudizio irreparabile” per i 114 ricorrenti che avevano già ricevuto la prima dose di vaccino. Le dichiarazioni del Prof. Franco Locatelli, Coordinatore del Comitato tecnico-scientifico – durante l’audizione al Senato sulle modalità di somministrazione dei vaccini anti Covid a m-RNA – corroborano le nostre ragioni. In quanto rendono evidente che non ci sono studi scientifici pubblicati se non quello della Pfizer. Le inquietanti dichiarazioni dello stesso Locatelli alla Commissione parlamentare in merito pre-print su cui ha basato la scelta il Cts, lasciano a bocca aperta: “Devo ammettere per onestà intellettuale che riguarda solo 172 anziani ultra ottantenni”. Già stamane l’Avvocato Nicola Elmi si confronterà con gli avvocati penalisti per presentare una denuncia.
«L’Assessore D’amato, oltre a non accogliere l’invito del Generale Figliuolo sullo stop alla propaganda, sembra aver frainteso la decisione del Giudice del Tribunale amministrativo – dichiara Francesco Iacovone, del Cobas nazionale – il ricorso è stato accolto e L’avvocatura di Stato e quella della Regione Lazio dovranno difendersi ancora il prossimo primo giugno nella discussione collegiale. Il cui esito non è affatto scontato.»
«Dopo la mancata zona rossa a Nembro e Alzano e lo scandalo del mancato aggiornamento del piano pandemico italiano – prosegue il sindacalista – anche questa vicenda sembra prendere la strada della Procura della Repubblica per varie ragioni: la retroattività comunicata mezzo SMS, il principio di massima cautela, la violazione del consenso informato, inteso come sintesi di due diritti fondamentali dell’individuo: il diritto all’autodeterminazione ed il diritto alla salute, il legittimo affidamento. Il provvedimento, infine, sembra legittimare un uso “off-label” del vaccino. Una metodologia sperimentale consentita solo a fini “compassionevoli”.»
«Sono al quinto giorno di sciopero della fame, e non so quanto potrò andare avanti. Questa notte la mia aritmia cardiaca si è fatta sentire e la mia compagna si è preoccupata. Molto. I farmaci salvavita del mio piano terapeutico mi stanno causando forti dolori allo stomaco. In queste ore valuterò se proseguire o spostare la lotta solo sul fronte giudiziario, anche sula spinta delle pressioni delle centinaia di cittadini che mi stanno chiedendo di mangiare. Ma di certo non mi arrenderò di fronte a questo sopruso che mette a repentaglio la salute di tanti fragili e anziani, a breve e a lungo termine. Cittadini che stanno scrivendo sul gruppo Facebook le loro storie. Storie che spaccano il cuore.» – conclude Iacovone