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Ugo Pagliai 50 anni di carriera imponente schiacciati da un bel bambolone

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Giorni fa il Teatro Europa di Aprilia esponeva la locandina del prossimo spettacolo in palinsesto, che riportava, come si può verificare, Ugo Pagliai e Gabriel Garco in pari misura di foto e nome.

Oggi, sta girando una nuova locandina per lo stesso spettacolo: Garco con foto a grandezza naturale e nome a caratteri cubitali, mentre Pagliai, senza foto e il suo nome leggibile con lente d’ingrandimento.

Non è difficile comprenderne il motivo tattico: Garco giovane e bello e questo sembra bastare per richiamare pubblico.

Ma davvero è così facile spazzare via oltre 50 anni di carriera teatrale e televisiva in questo modo e per motivi così banali, anzi aberranti?

Ugo Pagliai, classe ’37, ha iniziato la sua carriera di attore di teatro affermandosi nel 1971. Di lì in poi è stato un susseguirsi di importanti presenze anche in televisione.

Curiosando nella sua biografia lavorativa si vedono lavori di altissimo lignaggio culturale, come nelle opere greche, in cui è andato in scena fino a tre anni fa.

Uomo affascinante e poliedrico, l’attore toscano ha fatto della sua voce suadente e del suo sguardo seducente i punti di forza della sua recitazione. Ma la capacità recitativa veniva dall’espressività e dalla mimica, anche, ed è sempre stato affiancato da cast eccezionali in tutti i teatri D’Italia. Così la sua lunghissima e inossidabile carriera, quasi tutta la sua vita intera, è sempre stata costellata di successi.

Ma questo sembra non aver significato per chi ha realizzato la locandina contestata.

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Del resto Garco è bello, aitante, con gli occhi azzurri, seppur inespressivo in qualsiasi veste (o non) si sia infilato, ma questo poco conta.

Effettivamente, scorrendo la sua filmografia si vede una discreta serie di partecipazioni anche come attore protagonista, dove tuttavia la recitazione conta poco o nulla: felicità, disperazione, innamoramento e brutalità: hanno tutti la stessa portata, ma lui richiama perché è un bel bambolone e questo sembra bastare.

Marina Cozzo

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