Era finito al policlinico di Tor Vergata per aver bevuto una bibita ghiacciata, ma da lì era stato dimesso pochi minuti prima di morire.
Si è rivelato fatale un sorso di un bibita ghiacciata per un operaio rumeno di 28 anni, che si era sentito male dopo essersi bevuto una bevanda fredda l’altra sera al tavolo di un bar della Capitale.
L’uomo subito dopo aver bevuto il drink aveva cominciato a percepire un forte mal di stomaco e gonfiore, in una situazione di disagio che l’aveva portato a farsi controllare presso il Pronto Soccorso del Policlinico Tor Vergata. Qui i medici l’hanno monitorato sei ore presso un’autoambulanza nei pressi dei locali sanitari, con l’uomo che è stato rinviato a casa e ha trovato lì l’improvvisa morte.
La procura sulla morte dell’uomo ha aperto un fascicolo per omicidio colposo. La stessa Autorità Giudiziaria dovrà accertare se le cause del decesso sono ricollegabili alla fortissima congestione.
I controlli ora puntano anche a capire se una morte simile fosse possibile sventarla, magari con controlli più accurati da parte del personale sanitario e un ricovero adeguato per l’uomo.
L’operaio si è sentito male nella zona di Tor Vergata, dove aver sorseggiato una bibita fredda presso un bar della Casilina.
L’operaio al momento del malore era al tavolo con il padre, accaldato e sudato dopo una giornata di lavoro come manovale. Qui ha ordinato una bibita fredda e non alcolica per trovare refrigerio dopo una giornata di lavoro stressante: le indagini parlano di un drink analcolico leggero e fresco. Una bibita che gli darà da subito fastidio, considerato come bevendo metà lattina con un sorso comincia ad avvertire fortissimi dolori addominali. Il padre vedendo il figlio in difficoltà, lo riporta a casa anche con l’idea che un po’ di riposo possa lenire il problema e non pensando nemmeno per un istante uno scenario più drammatico della situazione.
Con il passare delle ore i dolori s’infittiscono, con il giovane costretto a far ricorso alla visita della Policlinico Tor Vergata. Qui il ragazzo viene posizionato su un’autoambulanza per essere monitorato ben sei ore, in una manovra che probabilmente è stata effettuata per evitare assembramenti dovuti al Covid 19 e anche le difficoltà di reperire posti letto nella struttura ospedaliera.
L’autoambulanza ha attrezzature e mezzi all’avanguardia, tanto che i controlli sulla sua salute gli vengono effettuati sul mezzo. Qui l’uomo riceve le analisi e i monitoraggi cardiaci, tanto che i medici lo dimettono e gli consigliano di stare riposato qualche giorno a casa.
Tornato a casa il ragazzo si mette a dormire, morendo nel sonno. Ad allertare i soccorsi è la moglie, che avvisa della faccenda subito i Carabinieri. Per tutti i rilevamenti medici viene nominato un medico legale dal PM Alberto Galanti.
Come riporta Il Messaggero, anche l’avvocato Giulia Trinca vuole vederci chiaro sulla faccenda: “Non abbiamo nemmeno la forza di parlare. Era giovane e ha lasciato la famiglia. Aspettiamo gli esiti degli accertamenti“.
I risultati dell’autopsia al ragazzo saranno disponibili tra tre mesi. Attualmente gli agenti hanno fatto scattare l’ordine per acquisire la cartella clinica dell’uomo. Dai primi accertamenti l’operaio non aveva malformazioni fisiche, oltre a non aver avuto complicazioni cardiache dai dati reperiti sui monitoraggi.