Sull’inchiesta relativa agli stipendi “d’oro” ai Dirigenti del Comune di Pomezia abbiamo interpellato anche l’ex Sindaco Fabio Fucci, oggi all’opposizione con la Lega.
Consigliere come mai dopo il suo insediamento come Sindaco era stata fatta la delibera che abbassava l’indennità di posizione dei dirigenti da circa 65 mila euro a 13 mila e 500 euro ma poi, nonostante la vittoria al Tar, non è stata mai applicata?
“Come spiegato anche in quegli anni, la delibera è stata applicata consentendo da subito un notevole risparmio per il Comune. Infatti grazie al provvedimento della mia Amministrazione si è messa la parola fine ad una situazione di illegittimità che perdurava da anni e che, nonostante i rilievi del Ministero effettuati prima del mio insediamento, era permessa dall’amministrazione del PD e della sinistra di quegli anni. Gli stipendi dei dirigenti, infatti, sono rientrati entro i limiti stabiliti dalla legge e, elemento fondamentale, sono stati legati ai risultati ottenuti da ogni dirigente. Vale a dire che tanto più un dirigente “lavora bene” nel riuscire ad erogare servizi alla nostra comunità, tanto più riesce ad ottenere i bonus previsti per legge”.
Per quale motivo, secondo lei, è passato così tanto tempo tra quando è arrivata la nota del Mef (luglio 2018) e quando il Comune ha finalmente deciso di iniziare a intraprendere le azioni per cercare di recuperare le somme pagate in più?
“L’amministrazione Zuccalà non si è certo distinta per una spiccata operatività e capacità di decidere. Tutt’altro. Non c’è da stupirsi, quindi, se abbiano temporeggiato così tanto. Una cosa è certa: sul termine del mio mandato, per recuperare quelle risorse, si stava lavorando all’elaborazione dei cosiddetti “piani di razionalizzazione”, ovvero dei progetti presentati dai dipendenti per far risparmiare soldi pubblici eliminando spese inutili – senza intaccare la qualità e la quantità dei servizi – utilizzando quei risparmi proprio come recupero da quelle somme indebitamente percepite. Questo strumento era consentito da un provvedimento del Governo di allora: il cosiddetto “salva Roma”. Il piano valeva ovviamente solo per i dipendenti ancora in servizio presso il Comune di Pomezia. Per gli altri, ovviamente, l’unico strumento rimaneva e rimane il recupero “diretto” delle somme”.