Stipendi d’oro ai dirigenti del Comune di Pomezia, che fine hanno fatto i (tantissimi) soldi che l’amministrazione avrebbe dovuto recuperare? Parliamo di milioni di euro che il Comune, secondo il Ministero dell’Economia e delle Finanze, ha pagato in più e che avrebbe dovuto già farsi restituire. Nel luglio del 2018 il Mef, attraverso una nota, ha sollecitato l’amministrazione comunale nel recupero delle somme. Noi abbiamo voluto ricostruire la vicenda che parte da lontano. Sembrerebbe che nel maggio 2006, dopo un incontro tra strutture sindacali, dirigenti e commissario prefettizio, venne sottoscritto un accordo per aumentare l’indennità di posizione dei dirigenti oltre il limite previsto. La motivazione data era quella delle caratteristiche del territorio, particolarmente polivalente.
I malumori su quegli stipendi così alti iniziarono a farsi sentire, tanto che nel 2011 si iniziò un percorso di “ricognizione”, sospendendo l’indennità di risultato, che corrispondeva all’incirca all’indennità di posizione dei dirigenti. L’indennità di posizione frutto dell’accordo del maggio 2006 era giustificabile? Perché non si parla mai di questo accordo tra i sindacati, i dirigenti e il commissario? Perché la Giunta De Fusco non è immediatamente intervenuta per ridimensionare questa indennità? E perché l’amministrazione Zuccalà solo nel novembre 2020, ovvero quasi due anni e mezzo dopo il sollecito del Mef, mette in mora i lavoratori come richiesto dal ministero?
Facciamo un passo indietro: nel 2013, attraverso una delibera di Giunta, il sindaco Fucci decise di ridurre drasticamente l’indennità di posizione dei dirigenti da circa 65 mila euro a 13 mila e 500 euro, ovvero alla tariffa minima prevista per legge (il massimo è 45 mila). Dopo che il sindaco dà mandato al dirigente del settore personale di provvedere ad adeguare le indennità di posizione, i dirigenti fanno ricorso al Tar contro la delibera. Ma il Tar dà torto ai dirigenti e ragione al Comune e quindi alla scelta del sindaco ma, non si capisce perché, nonostante la vittoria, viene raggiunto un accordo con i dirigenti per cui l’indennità resta a 45 mila euro. Perché? Ci sono quindi responsabilità da parte di tutte le amministrazioni, a partire dal commissario prefettizio che ha siglato l’accordo con i sindacati e i dirigenti, per poi passare alla giunta De Fusco, fino a quelle pentastellate di Fucci e Zuccalà, seppur in modo diverso. È infatti vero che, se Fucci avesse portato avanti la delibera del 2013, per la quale il Tar gli aveva dato ragione, il Comune di Pomezia avrebbe risparmiato centinaia di migliaia di euro (che non si sa se saranno mai recuperati). Adesso, come dicevamo, il Comune si è finalmente attivato per cercare di recuperare quanto pagato in più. Ma, visto che i dirigenti già per la delibera si sono rivolti al Tar, temendo di dover affrontare lunghe cause legali, l’Ente ha deciso di rivolgersi all’avvocato Donato D’Angelo per una consulenza legale (costo 23 mila euro). Lo stesso legale seguirà le azioni di recupero e gli eventuali contenziosi che dovessero sorgere.
Gli stipendi d’oro: cosa dice il Mef nella relazione
La verifica amministrativo-contabile effettuata dal Mef tra il 22 novembre 2012 e il 15 gennaio 2013 riporta contestazioni pesanti nei confronti dei dirigenti, oltre che del personale di staff. Troppo alti i loro stipendi, con l’illegittima erogazione dei compensi ai dirigenti in violazione del principio di onnicomprensività della retribuzione dirigenziale dal 2007 al 2012. Ma c’è anche l’illegittimo affidamento di incarichi dirigenziali ex art. 110, comma 2, del TUEL con indebito pagamento dei relativi corrispettivi nel periodo dal 2007 al 2012, e l’illegittima corresponsione dei compensi al segretario comunale relativamente alla retribuzione di risultato e per violazione del principio di onnicomprensività nel periodo dal 2007 al 2012. Ecco cosa dice la relazione del 2013. Premettiamo che non siamo riusciti a fare l’accesso agli atti del Comune, che ci sono stati negati per tutela della privacy dei dirigenti. Siamo comunque riusciti ad avere da altre fonti la relazione del 2013, ma non la nota originale del 2018, di cui conosciamo solo il contenuto per sommi capi.
Retribuzione accessoria
Per “tutela della privacy”, a cui dobbiamo attenerci in quanto ancora c’è un procedimento in corso, non possiamo mostrare i nomi dei dirigenti, ma le cifre sì. Ecco quanto avrebbero preso in più, oltre alle altre cifre già contestate dagli ispettori del MEF, i 12 dirigenti, per un totale di quasi 300 mila euro, solo per: la partecipazione a commissioni di concorso; la copertura ad interim di posizioni dirigenziali vacanti (attività per la quale e’ stata esclusa la possibilità di erogare uno specifico compenso dalla Corte dei conti, Sezione giurisdizionale per la Campania, con sentenza n. 1307/2011); la partecipazione a progetti di produttività variamente denominati, (istituto contrattuale del quale non possono beneficiare i dirigenti, fatte salve le fattispecie espressamente indicate dall’art. 20 del CCNL del 22.02.10). Altri soldi contestati dagli ispettori sono quelli degli incarichi con relativi costi, sia a personale interno che esterno. Un capitolo a parte viene dedicato alla cosiddetta “clausola di galleggiamento”, ovvero la maggiorazione dello stipendio per la posizione di una specifica figura professionale. “Nel complesso, a titolo di retribuzione di posizione, al xxx è stata corrisposta illegittimamente la somma di € 192.210,00, se calcolata in base all’interpretazione più favorevole al dipendente, che diviene pari ad € 252.728,51 in base all’interpretazione meno favorevole allo stesso”, si legge nella relazione. “Inoltre – proseguono gli ispettori – sempre dall’esame dei cedolini stipendiali, è emersa la corresponsione di somme in violazione del principio di onnicomprensività della retribuzione”.
Nella “tabella 1″ vengono riepilogate le somme illegittimamente liquidate. Ma le cifre “importanti” sono inserite nelle retribuzioni di posizione, frutto appunto dell’accordo. Per poter reperire i soldi per pagarle, fu deciso di aumentare l’apposito fondo, quadruplicandone le risorse secondo il MEF in maniera illegittima. Queste le conclusioni degli ispettori nella relazione del febbraio 2013, come scritto nella relazione: “La verifica ha evidenziato che il valore del fondo per il trattamento accessorio del personale dirigente del Comune di Pomezia ha assunto nel corso degli anni un valore superiore a quello che avrebbe dovuto avere in base ad un’applicazione corretta e rigorosa delle norme contrattuali e legislative. Ciò è dipeso dalla mancanza dei presupposti per poter operare gli incrementi previsti dai contratti collettivi e dalla mancata decurtazione del fondo nell’anno 2002. Nella “tabella 2” che segue sono riportati sinteticamente i valori delle risorse indebitamente inserite nel fondo”. Ovviamente la relazione è stata contestata, ma il Mef non ha mollato. Da quello che emerge, dei 5 milioni di euro iniziali che i dirigenti e il segretario avrebbero dovuto restituire, dopo le contestazioni fatte sembrerebbe che la cifra che l’Ente potrà incassare sarà di gran lunga inferiore, oscillante tra 1 e 3 milioni di euro: i conteggi non sono ancora stati effettuati e pertanto non vi è alcuna precisioni in merito, soprattutto se si calcola che alcune cifre potranno essere recuperate interamente, altre al netto delle tasse, altre ancora per nulla in quanto archiviate o assorbite dal cosiddetto decreto “Salva Roma”.
Stipendi d’oro ai dirigenti e soldi da recuperare: cosa dice il sindaco Zuccalà
“Relativamente ai rilievi del MEF sollevati nei confronti del Comune di Pomezia a Febbraio 2013, che ha interessato gli anni dal 2007 al 2012, si sottolinea che già nel 2014 fu inviato tutto alla Procura della Corte dei Conti e fu dato indirizzo di recupero delle somme nei confronti del personale interessato – ha spiegato il sindaco Adriano Zuccalà – I rilievi interessavano sia il funzionamento dell’Ente, sia le retribuzioni del personale. Nei casi relativi alla prima fattispecie, le controdeduzioni dell’Ente sono state in gran parte accolte, quelle non condivise da parte del MEF sono state inviate alla Magistratura Contabile per le valutazioni del caso di cui si è ancora in attesa dell’esito”. “Sulle retribuzioni del personale, la questione risulta ancora aperta e quantomeno complessa, questo perché negli anni c’è stata una corrispondenza di controdeduzioni tra il MEF e il Comune che ha portato a rilevare la conferma o l’archiviazione di alcune posizioni. Al fine di concludere in maniera definitiva i rilievi effettuati, l’Ente ha proceduto ad affidare a professionisti esterni il calcolo delle somme spettanti e le modalità di recupero delle somme che, nonostante non siano state ancora quantificate in maniera definitiva, si può ipotizzare già da ora che dovranno riguardare il recupero delle sole somme nette e non delle somme lorde riportate nella relazione del 2013. Il Comune di Pomezia, nel 2016 prima e successivamente nel 2021, ha inviato le note di contestazione e diffida di restituzione delle somme (lorde) al personale interessato. Per le posizioni già definite, alcuni dipendenti si sono già proposti per restituire le somme in forma rateale, per le altre posizioni ancora incerte, si è in attesa della quantificazione definitiva del dovuto nei confronti dell’Ente che, nel momento in cui verrà a conoscenza degli importi, promuoverà tutte le azioni previste per il recupero delle stesse”, ha concluso il Primo Cittadino.