Una bella storia che arriva da Ostia. Leonardo è un bambino affetto da autismo che, fino a qualche anno fa, non riusciva a parlare né ad interagire con gli altri. Adesso però la sua vita è cambiata anche grazie al Judo ma soprattutto alla Fondazione Litorale Roma che lo ha seguito in questi anni.
Leonardo affetto da autismo vince a Judo la prima medaglia
«Leo è un altro bambino. Fino a qualche anno fa non parlava, non interagiva, aveva difficoltà a gestire la rabbia. Oggi invece va a judo e ha vinto anche una medaglia». A parlare sono mamma Irina e papà Alessandro. Oggi hanno gli occhi pieni di gioia. Perché anche se i problemi non sono certo svaniti lo sguardo al futuro è senza dubbio più sereno.
La fondazione Roma Litorale
Lo sport e un lungo percorso con la Fondazione Roma Litorale, ente socio sanitario che si occupa di 500 bambini e ragazzi con fragilità e disabilità del neurosviluppo con sede nel X Municipio di Roma, “hanno fatto miracoli”.
Spiega la Dottoressa Ilaria Fontana psicologa psicoterapeuta, supervisore area disturbo generalizzato dello sviluppo della Fondazione Roma Litorale:
«Leonardo oggi ha dieci anni. È con noi da quando ne aveva appena due. Quando lo abbiamo conosciuto aveva grandi difficoltà a comunicare: non parlava, tendeva ad isolarsi, era molto difficile attirare la sua attenzione. Ha sviluppato un linguaggio verbale e sta imparando sempre meglio a comunicare i suoi bisogni e desideri. Il lavoro naturalmente è quotidiano e avviene in tutti gli ambienti: casa, scuola, sport. È molto ben voluto. Il rischio è che non si veda Leo come un bambino competente che va esclusivamente supportato».
Il ruolo dello sport e del Judo
Lo sport, spiega ancora la Dottoressa, è un altro elemento importante che abbiamo inserito nel suo percorso terapeutico.
«Pratica judo che oltre ad aiutarlo nell’assetto neuromotorio gli permette di interagire con altri bambini della sua età. È poi un’attività in cui l’aspetto emotivo è centrale, in cui ci si confronta con altre persone, di contatto che lo stimola a interagire e leggere le proprie emozioni e quelle di chi gli sta di fronte».
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L’intervista ai genitori di Leonardo
Quanta soddisfazione c’è oggi?
«Non avremmo mai pensato che potesse partecipare a una gara. La prima volta avevamo il cuore in gola, pensavamo non riuscisse. Invece ci ha stupito e ha vinto anche una medaglia. Siamo orgogliosissimi di lui»
Cosa avete dovuto affrontare in questi anni?
«Quando ci diedero la diagnosi fu uno shock. Non volevamo accettarlo. Era tutto nuovo. Per fortuna sul nostro cammino abbiamo sempre incontrato persone che si sono dedicate a Leo e a noi con grande amore, penso alla Fondazione Roma Litorale e al maestro Antonello Aliano della palestra Athletic Center di Ostia che gli ha dato tantissima fiducia. Siamo più sereni, possiamo uscire a mangiare una pizza a prendere un caffè, cose che prima era impossibile fare»
Come vive la scuola Leonardo?
«A scuola entra da solo, senza bisogno che lo accompagni fin dentro la classe. Non tutto è stato risolto, ha le sue stereotipie ma sono molto diminuite. È molto bravo in matematica, conosce tutti i verbi. Fa fatica a fare discorsi complessi ancora ma siamo fiduciosi sul futuro. Siamo fieri di lui e dei suoi progressi, glielo diciamo ogni giorno».
Cosa sentite di dire a chi vive la vostra stessa situazione?
«Cosa diciamo a dei genitori a cui viene comunicato questo tipo di diagnosi? Di non mollare mai e di affidarsi a centri seri. I sacrifici sono tanti ma vengono ripagati dai continui progressi e miglioramenti».