Eriksson spiazza tutti. Lo svedese ex Lazio confessa di essere un malato terminale. Il suo destino è segnato: l’intervista spiazza i tifosi.
Il secondo tempo di Eriksson sta per terminare. Lui che del calcio, a suo modo, ha fatto la storia è in grado di capire e accettare che quando arriva il triplice fischio bisogna andare negli spogliatoi. Quindi, con il solito pragmatismo, ha confessato tutto a una radio svedese: “Ho un cancro, sono un malato terminale. Se va bene mi resta un anno di vita, nel peggiore dei casi anche meno”.
Una consapevolezza disarmante che spiazza persino chi lo sta intervistando. L’uomo, a 75 anni di età, sembra avere la maturità e la saggezza per affrontare qualsiasi cosa. Dopo che dentro e fuori dal campo ha fatto davvero di tutto. Lo si evince anche dal racconto di quella che resterà una delle pagine più dure della propria vita: “Sono crollato improvvisamente mentre facevo una corsa di 5 Km, dopo un consulto medico ho scoperto di aver avuto un ictus. In più avevo già un tumore. Non so da quanto tempo, più o meno un anno”.
La malattia dell’ex Lazio
La tipica doccia gelata per l’ex allenatore, ma adesso pensa a lottare e fare al meglio quel che gli resta. Pragmatico come sempre ha già organizzato tutto: la famiglia è al corrente di ogni cosa. Ora non resta che dar tempo ai tifosi di abituarsi all’idea di un riferimento sportivo all’epilogo. L’ultimo giro di campo deve essere quello più intenso, ma Eriksson se si guarda indietro non ha rimpianti: l’unica parentesi a metà è quella da Direttore Sportivo con il Karlstad.
Lo svedese ha dovuto sospendere l’incarico per problemi di salute nel 2023. “Ho deciso di rivedere le mie priorità con quella che era una condizione in divenire”. Attualmente in sospeso non c’è più nulla. Una vita che parla per lui: gli anni alla Lazio, uno Scudetto, una Coppa delle Coppe, una Supercoppa UEFA, due Supercoppe Italiane.
Anche tanta Roma da Direttore Tecnico, come con Fiorentina e Sampdoria. Poi Benfica, Göteborg e le stagioni da CT (Inghilterra e Filippine). Senza contare l’esperienza in Premier League con il Manchester City (2007-2008). Un uomo che ama il proprio lavoro a 360 gradi e ha deciso di vivere intensamente fino alla fine che, malgrado tutto, non è ancora imminente. Giusto il tempo per lasciare il segno nella storia sportiva un altro po’.